«Così nostro figlio colpito dalla lastra ha rischiato la vita»

Auto dei carabinieri nei pressi del luogo del crollo: i militari si sono occupati delle indagini sin dalle fasi immediatamente successive al distacco Transenne in piazza: ieri pomeriggio è terminata la loro collocazione per la messa in sicurezza della zona
Auto dei carabinieri nei pressi del luogo del crollo: i militari si sono occupati delle indagini sin dalle fasi immediatamente successive al distacco Transenne in piazza: ieri pomeriggio è terminata la loro collocazione per la messa in sicurezza della zona
Auto dei carabinieri nei pressi del luogo del crollo: i militari si sono occupati delle indagini sin dalle fasi immediatamente successive al distacco Transenne in piazza: ieri pomeriggio è terminata la loro collocazione per la messa in sicurezza della zona
Auto dei carabinieri nei pressi del luogo del crollo: i militari si sono occupati delle indagini sin dalle fasi immediatamente successive al distacco Transenne in piazza: ieri pomeriggio è terminata la loro collocazione per la messa in sicurezza della zona

Sta scoprendo tutto in queste ore, dopo che l’altra notte è stato dimesso dall’ospedale. Così scopre il peso della lastra di pietra che gli è caduta addosso, 240 chili, e le lesioni che quel peso ha provocato. Vicino a lui i genitori che lo stanno aiutando a ripartire dopo quanto è successo e quanto ha rischiato mercoledì in piazza Vittoria. «Non ricordo nulla, non ricordo niente» dice Andrea Pedretti a papà e mamma. La famiglia è di Flero e la signora, in scooter, è arrivata in piazza Vittoria quando tutto era successo da poco e il suo Andrea era ancora lì: «Vedevo solo le gambe - racconta - perchè intorno c’erano i soccorritori. Ho visto i pietroni e ho pensato: “Non c’è più“». Una situazione drammatica che si è ridimensionata in diversi momenti. Prima il codice giallo con cui è stato trasportato in ospedale che indicava come non fosse in pericolo di vita. Poi gli accertamenti: «Ha riportato - riferisce il padre - una frattura al malleolo e al setto nasale, un trauma cranico e quindi sono stati necessari dei punti in testa. Infine, due denti rotti». Tutto ciò si quantifica in una prognosi di alcune decine di giorni. Questo però solo per quanto riguarda le conseguenze fisiche. Poi ci sono quelle emotive che non possono essere messe da parte. Ovviamente non solo per lui: «Non so nemmeno io - conferma la madre -, non riesco a realizzare. Sono cose che lasciano il segno, quando ci penso mi viene male. È tutto dolorante, vediamo come si risolve». Ma c’è un aspetto di fondamentale importanza che dà sollievo in queste ore. Un aspetto che arriva a portare serenità dopo l’esclusione del primo grande pericolo, che fosse a rischio la vita: «Già adesso - confidano i genitori - è stata esclusa la paura più grande, quella che non potesse più muovere le gambe. Esclusa questa, prendi quello che arriva». Nessuno lo nasconde in casa Pedretti: il rischio di una tragedia è stato altissimo e lui «si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato». La salvezza però non è stata solo una questione di fortuna, di un destino che non aveva ancora stabilito l’irreversibilità di una disgrazia: «Un vigile del fuoco - racconta in merito la mamma - mi ha detto che l’ha salvato la stazza. Andrea è alto 1.94. Fosse stato più basso non avrebbe attutito l’impatto». Di certo però «non è stato un impatto marginale» commenta il padre, aggiungendo: «Ha tutta la parte sinistra gonfia. Per rompergli una gamba poi...». E ancora: «È frastornato: ti capita una cosa così mentre stai lavorando e ti ritrovi di colpo tutto insanguinato su un’ambulanza. Non te l’aspetti». Non si stancano, i genitori, di ripetere: «Per carità poteva andare molto peggio, nella sfortuna, quella di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato, è andata bene». Questi sono quindi innanzitutto i giorni della vicinanza e delle cure ad Andrea. Poi, è parso di capire, verranno approfonditi anche gli aspetti legali. •.

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