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L'ittiologo Mancini: «Così si modificheranno gli equilibri tra le specie»

Marco Mancini, ittiologo
Marco Mancini, ittiologo
Marco Mancini, ittiologo
Marco Mancini, ittiologo

Marco Mancini, ittiologo bresciano che da tempo lavora come consulente per importanti enti ed aziende del settore, è chiaro: «Veniamo da un inverno caldo con scarsa disponibilità nivale, condizione che limita le portate idriche e la mitigazione termica estiva. Tale riserva avrebbe permesso di ridurre l'innalzamento delle temperature e contenere la scarsità d'acqua. L'assenza di piovosità significative dal novembre 2021 non ha poi aiutato a ricaricare le falde e ciò ha determinato la generalizzata riduzione della risorsa idrica». «I fiumi emissari dai grandi laghi sono ridotti al minimo - avverte - e i laghi sono al limite di regolazione. Nei laghi, per le condizioni termiche anomale, il pesce tende a cercare rifugio negli strati più profondi perché la superficie si scalda, interferendo sui cicli fisiologici, con periodi di riproduzione più brevi. Per esempio, di solito la tinca avvia la frega a fine giugno, ma quest'anno il ciclo è già finito per l’interferenza tra fotoperiodo e temperature che hanno alterato la fisiologia e i suoi ritmi. Non tutti i pesci peraltro riescono a riprodursi. Ne consegue il rischio di un calo della disponibilità futura di pesce, che causerà modificazioni negli equilibri tra le specie». Se fosse un fenomeno isolato «il problema si diluirebbe nel tempo, ma considerato il cambiamento climatico in atto bisognerà monitorare i prossimi anni per prevenire effetti duraturi - osserva Mancini, che giudica «la condizione biologica critica per i fiumi prelacuali e torrentizi, che hanno avuto a disposizione meno acqua, con la sensibile riduzione delle dimensioni dei propri habitat». «Tali fiumi - ricorda - sono popolati per lo più da salmonidi, che sopra una certa temperatura idrica vanno in sofferenza, vivendo condizioni di stress ambientale assai deleterie, destinate a causare la perdita di diversi esemplari, anche per l'assenza di acqua nivale che manterrebbe basse la temperature». E anche in pianura l'assenza di piogge non ha ricaricato le falde: «Se dai laghi non può uscire acqua e dalla falda non ne arriva, siamo a ridosso del solo deflusso minimo vitale». «Gli enti e le aziende sono al lavoro per cercare di gestire la crisi, al fine di garantire gli usi inderogabili e le necessità ambientali, ma se non piove c'è poco da fare - ammette -. Se non monitorare costantemente le aree che dovessero disseccarsi, pronti a spostare la fauna ittica in aree più sicure per salvaguardarne la sopravvivenza». F.Mar.

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