NUOVI FARMACI

Cure Alzheimer: al Fatebenefratelli una speranza per i malati

Si predispone l'ambulatorio per somministrare l'Aducanumab approvato negli Usa. Zanetti: «La ricerca è in fermento»
Speranze per i malati di Alzheimer
Speranze per i malati di Alzheimer
Speranze per i malati di Alzheimer
Speranze per i malati di Alzheimer

Non esistono soluzioni facili davanti a problemi complessi. Una premessa d'obbligo per la XXVIII Giornata Mondiale Alzheimer che si celebra oggi, a qualche mese da un inatteso punto di svolta: l'approvazione da parte della Food and Drug Administration, l'ente regolatorio americano, di un nuovo farmaco, Aducanumab, che promette di rallentare il declino cognitivo se somministrato nelle primissime fasi della malattia. Un via libera che ha fomentato non poche polemiche, e che sta dividendo la comunità scientifica: secondo molti esperti non ci sono prove sufficienti che ne dimostrino l'efficacia nel contrastare la malattia, tanto che la FDA, dopo l'approvazione accelerata dello scorso giugno, ha chiesto all'azienda produttrice Biogen di condurre un nuovo studio per verificare il beneficio clinico del farmaco.
«Aducanumab è un anticorpo monoclonale che pulisce il cervello dai depositi di beta-amiloide, proteina che, accumulandosi negli spazi tra le cellule nervose, è implicata nella malattia di Alzheimer - chiarisce Orazio Zanetti, direttore Unità Operativa Alzheimer - Centro per la memoria dell'Irccs Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia -. Tuttavia, nessuno dei due studi finora effettuati sulla nuova molecola ha dimostrato la sua reale efficacia sul piano clinico». Ovvero, non è detto che spazzare via i grovigli di questa proteina che ingombrano il cervello significhi automaticamente curare l'Alzheimer.
Non va dimenticato, infatti, che il 25 per cento degli anziani al termine della loro esistenza presentano un cervello costellato di amiloide, senza però sviluppare demenza. Nel Bresciano sono circa 17 mila le persone affette da decadimento cognitivo, e di queste quasi 10 mila hanno una diagnosi di Alzheimer (l'80 per cento sono seguite a casa dai familiari). Davanti a un'emergenza sempre più globale, trainata dall'invecchiamento della popolazione, c'è qualche motivo per sperare? «Credo di sì, perché dopo quasi 20 anni di buio totale e frustrazioni, finalmente qualcosa si sta muovendo - riflette Zanetti -. Da un lato, studiando il nuovo farmaco nel mondo reale, metteremo alla prova la bontà dell'ipotesi dell'accumulo di amiloide all'origine dell'Alzheimer, attorno a cui oggi ruota la diagnosi della malattia.
Dall'altro, Aducanumab aiuterà ad accendere i riflettori sull'importanza di identificare le persone a rischio demenza molto precocemente, incentivando i 600 centri Alzheimer italiani a riorganizzarsi per accogliere anche persone con disturbi lievi (che ora rappresentano solo lo 0,5 per cento dei pazienti seguiti)». All'Irccs Fatebenefratelli di Brescia si sta già predisponendo un ambulatorio per la futura somministrazione di Aducanumab, una volta che Ema ed Aifa avranno dato il via libera al nuovo farmaco, che viene dispensato con infusione mensile, richiede controlli continuativi per possibili effetti collaterali non secondari e ha costi per il Servizio sanitario non indifferenti, pari a 56 mila dollari all'anno a paziente. La platea di anziani con disturbi cognitivi lievi è molto ampia, ma i soggetti che potranno fruire del farmaco sono stimati in 100-300 mila in tutta Italia (quindi dai 1600 ai 5 mila nella nostra provincia), individuati dopo un'accurata selezione, valutando profili di rischio e positività ai marcatori di beta-amiloide.
Avanti, dunque, ma con i piedi ben saldi a terra: «Il proiettile magico per l'Alzheimer non c'è e non ci sarà mai, come del resto accade per molte altre malattie. Il futuro è da costruire attorno a cocktail di farmaci, dal momento che questa malattia è multi-fattoriale: ad entrare in gioco, oltre all'amiloide, sono anche l'infiammazione, il microcircolo, il metabolismo delle cellule e l'accumulo di un'altra proteina, la Tau - spiega lo specialista -. Nonostante le inevitabili incertezze, stiamo assistendo a una rivoluzione, perché il mondo della ricerca è in fermento: sono 126 le molecole attualmente oggetto di studio, l'obiettivo è individuare terapie efficaci svelando i diversi possibili meccanismi all'origine dell'Alzheimer».

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