L'ANNIVERSARIO

Da 60 anni la «Numero 1» è la regina del Castello: la locomotiva «tira» ancora

di Irene Panighetti
Dopo sessant’anni, ma oltre un secolo di vita, la locomotiva del Castello è ancora una vera «Numero 1» FOTOLIVE
Dopo sessant’anni, ma oltre un secolo di vita, la locomotiva del Castello è ancora una vera «Numero 1» FOTOLIVE
Dopo sessant’anni, ma oltre un secolo di vita, la locomotiva del Castello è ancora una vera «Numero 1» FOTOLIVE
Dopo sessant’anni, ma oltre un secolo di vita, la locomotiva del Castello è ancora una vera «Numero 1» FOTOLIVE

La locomotiva del Castello è ancor oggi «una cosa viva», non «lanciata a bomba contro l’ingiustizia» come quella di Francesco Guccini ma pur sempre una «cosa viva» per la storia di Brescia. Perchè lei, la «numero 1» (così detta perché la prima di un ordinativo di 7 macchine dello stesso tipo) o la «Prigioniera del Falco d’Italia» è lì da 60 anni (ma la macchina è ben più anziana dato che prima di riposarsi sul Colle Cideneo era stata attiva sulla linea del treno della Valcamonica); è lì da quel 17 settembre 1961, quando fu inaugurata la sua presenza ma in realtà era nel piazzale già da un po’ prima di quella domenica, poiché quel giorno tutto doveva già essere in ordine e perfetto.

Un avvenimento davvero di grande portata per la nostra città; il sindaco di allora, Bruno Boni, il Club fermodellistico bresciano (Cfb) inviò la lettera di invito il 4 settembre, in cui veniva espressa la propria convinzione che tali manifestazioni avrebbero portato «il nome di Brescia anche all’estero, in quanto siamo a tutt’oggi a 170 partecipanti iscritti provenienti dal 10 paesi stranieri», si legge nel documento conservato dall’archivio Bruno Boni. Sempre da tale fonte sappiamo la risposta del sindaco che porgeva «i migliori auguri di completa e soddisfazione e di pieno successo all’iniziativa tanto simpatica ed interessante».

Boni sostenne l’idea dalle origini, nata da Dada Bruneri, la proprietaria di un noto negozio di modellismo che sorgeva in via X Giornate. Bruneri partì dal dato di fatto della messa a riposo della Numero 1, il giorno 1 luglio 1961, «dopo aver percorso qualcosa come 2.500.000 chilometri – scrive la ricostruzione storica narrata sul sito del Club che riporta un estratto da un articolo di Mario Bicchierai –. La sua sorte sembrava ormai segnata, ma il destino e la passione dei soci del Club avevano deciso diversamente. Il Club era sorto da pochi anni e aveva nella signorina Dada Bruneri il motore instancabile delle attività, che, unitamente agli altri soci si buttarono in una iniziativa, per il tempo, incredibile: salvare la numero 1. Grazie alla disponibilità della Nazionale nella persona del Presidente avvocato Luigi Ottone, opportunamente sollecitato dal direttore dell’Esercizio di Iseo, ingegnere Giovanni Zaquini, le cose iniziarono a muoversi. L’idea era quella di portare la macchina sul colle Cidneo ed inaugurarla in concomitanza con lo svolgimento di Morop 1961 che si sarebbe svolto in settembre, proprio in Italia.

Presi gli opportuni contatti con l’amministrazione comunale di Brescia e grazie alla sensibilità del sindaco Bruno Boni, in men che non si dica le cose si avviarono, è proprio il caso di dirlo, sul binario giusto. Per prima cosa vi fu la cessione formale della macchina dalla Snft al Club avvenuta per la simbolica cifra di 1 lira dopodichè iniziarono le fasi progettuali del suo trasporto ed in particolar modo la salita al Colle. Il trasporto dalla stazione al Cidneo fu tutt’altro che agevole, sia dalla sua progettazione: «Venne in aiuto la più nota ditta del tempo di trasporti eccezionali di Brescia: la Besenzoni – si legge ancora su www.cfb-brescia.org - Il titolare, dopo gli opportuni sopralluoghi, decise che la cosa era fattibile a patto di poter togliere una parte del rosone della grata di ingresso del portone, la cui presenza ostacolava il passaggio del duomo della macchina. Questa, come tutto il complesso, era, ed è, sotto la tutela della Sovrintendenza delle Belle Arti, e al tempo la cosa voleva dire intoccabile. Il problema non era da poco, ma ancora una volta la volontà della signorina Bruneri ebbe ragione delle pastoie burocratiche.

La macchina partì dallo Scalo Piccola Velocità di Brescia il 7 settembre 1961 […]e la marcia iniziò da Via Dalmazia per proseguire in Via Cassala, Via Fratelli Ugoni, Via Leonardo da Vinci e la faticosa salita del Castello». La locomotiva era stata privata «della cabina di guida, del fumaiolo, della cassa laterale destra dell’acqua e del complesso dei cilindri sempre sul lato destro così da agevolare i vari transiti e alleggerire il peso. Non ostante ciò fu necessario puntellare il ponte di ingresso al Castello. Superata con non poca fatica la stretta curva che immette alla salita verso il piazzale a lei destinato la locomotiva giunse finalmente a destinazione. Sistemata su un piccolo tronchino con relativa massicciata, nei giorni seguenti furono riposizionati tutti i particolari asportati in precedenza». •.

Eccola sessant’anni fa: così stava per essere posizionata sul CidneoUn disegno di Gianpietro Bonazza  dedicato alla «Numero 1»Dopo sessant’anni, ma oltre un secolo di vita, la locomotiva del Castello è ancora una vera «Numero 1» FOTOLIVE
Eccola sessant’anni fa: così stava per essere posizionata sul CidneoUn disegno di Gianpietro Bonazza dedicato alla «Numero 1»Dopo sessant’anni, ma oltre un secolo di vita, la locomotiva del Castello è ancora una vera «Numero 1» FOTOLIVE

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