L'OMICIDIO

Delitto di Nuvolento, la versione di Raffaella Ragnoli: «L'ho ucciso perché temevo per mio figlio»

di Mario Pari
La difesa chiede i domiciliari per la donna che sabato sera ha accoltellato a morte il marito. Attesa la pronuncia del Gip
Il carcere di Verziano: Raffaella Ragnoli è stata interrogata per due ore
Il carcere di Verziano: Raffaella Ragnoli è stata interrogata per due ore
Il carcere di Verziano: Raffaella Ragnoli è stata interrogata per due ore
Il carcere di Verziano: Raffaella Ragnoli è stata interrogata per due ore

Ha risposto per due ore, ribadendo quella che rappresenta la sua verità. In un interrogatorio di convalida di un fermo relativo a una vicenda solo apparentemente semplice, perché il caso non si può considerare ancora chiuso. Raffaella Ragnoli, 56 anni è in carcere, a Verziano, dalla notte tra sabato e domenica quando è stata fermata dai carabinieri della stazione di Nuvolento e della compagnia di Brescia. Poche ore prima, durante quella che non deve essere stata l’unica cena carica di tensione, aveva accoltellato a morte il marito Romano Fagoni. Sei fendenti vibrati al collo che non hanno lasciato scampo al coniuge. Tutto è accaduto davanti al figlio di 15 anni che ora è stato affidato alla sorella maggiore.

La paura scaturita perché il marito impugnava un coltello

Ma proprio la presenza del figlio rappresenta un elemento di fondamentale importanza nell’intera vicenda e, a quanto si è appreso, anche nell’interrogatorio di ieri. Nella tragedia che ha sconvolto Nuvolento, e che nessuno in paese si sarebbe mai aspettato, quei fendenti sarebbero stati vibrati per timore che accadesse qualcosa al figlio. Una paura scaturita, ha riferito la donna, nelle ore successive al delitto, dal fatto che il marito stesse impugnando un coltello da tavola mentre era in corso la lite.

Il timore che potesse capitare qualcosa al ragazzo avrebbe quindi indotto la donna a colpire il marito. Una linea difensiva che sarebbe stata ribadita anche ieri nel corso dell’interrogatorio di convalida del fermo.

Il pm ha chiesto che resti in carcere, la difesa i domiciliari

Raffaella Ragnoli, assistita dall’avvocato Anna Maria De Mattei, non si è quindi sottratta alle domande del gip che l’ha interrogata dalle 11.30 alle 13.30. Al termine dell’interrogatorio il pm ha chiesto che rimanga in carcere, la difesa invece che venga disposta una misura meno afflittiva: i domiciliari.

L’auto con a bordo il pubblico ministero mentre lascia il carcere
L’auto con a bordo il pubblico ministero mentre lascia il carcere

Di particolare rilevanza, nella richiesta si sarebbe rivelato il comportamento che la donna ha tenuto sin dalle fasi immediatamente successive all’accoltellamento del marito. Ha consegnato agli investigatori l’arma e ha risposto alle domande volte a far chiarezza sull’omicidio fornendo sin da subito la versione di un gesto compiuto per difendere il figlio. Un atteggiamento quindi collaborativo che però, da un punto di vista cautelare, deve fare i conti con la gravità di quanto accaduto. Non solo: dalle indagini non è emerso alcun riferimento a colluttazioni in corso, situazione, quest’ultima che ricopre una notevole rilevanza quando si tratta di valutare una possibile legittima difesa.

Interrogato anche il figlio 15enne, unico testimone oculare

C’è poi il numero di coltellate inferte, sei, al collo, che andrebbe nella direzione di una sproporzione tra quanto compiuto da Raffaella Ragnoli e quanto stava accadendo fino a pochi istanti prima. Alla donna la procura contesta l’omicidio volontario, accusa per cui si è proceduto al fermo. Da parte del pubblico ministero è stato anche interrogato, in forma protetta e alla presenza di uno psicologo, il figlio 15enne che essendo l’unico testimone oculare, nella ricostruzione dell’accaduto ricopre un ruolo decisivo. Il ragazzo ha trovato anche la forza, di fronte alla tragedia che ha devastato la famiglia e la sua esistenza, di chiedere aiuto.

Ora quindi si attende la pronuncia del gip che si è riservato la decisione in merito alle richieste, del carcere da parte della procura e dei domiciliari, dalla difesa. Una decisione che potrebbe arrivare oggi e che rappresenterebbe quindi la prima pronuncia di un giudice sull’omicidio: una pronuncia in fase di indagini preliminari appena iniziate, a pochi giorni di distanza dal gravissimo fatto. Ma che assume una rilevanza particolare alla luce del fatto che Raffaella Ragnoli ha risposto per due ore fornendo la propria versione di una tragedia familiare in cui le coltellate al coniuge sarebbero state vibrate «per difendere il figlio». •.

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