in tribunale

Delitto di Temù: le ultime notizie dal processo sulla morte di Laura Ziliani

di Luca Goffi
Nel corso dell'udienza odierna le deposizioni di Paola e Silvia Zani e di Mirto Milani accusati dell'omicidio
Il processo sul delitto di Temù
Il processo sul delitto di Temù
A Brescia il processo per il delitto di Temù: le figlie uccisero la vigilessa Laura Ziliani

Delitto di Temù

Oggi, 30 marzo, è il giorno in cui Mirto Milani, Paola e Silvia Zani diranno la loro verità  sull’omicidio di Laura Ziliani, l'ex vigilessa  scomparsa l’8 maggio 2021 e uccisa dalle figlie e dal fidanzato di una di loro. Nel corso dell'udienza del processo, iniziato a ottobre 2022, ci saranno le  deposizioni alla presenza dello psichiatra Giacomo Filippini, che è anche criminologo. Sarà chiamato a pronunciarsi sulla necessità o meno di una perizia psichiatrica.

La deposizioni in aula

 Silvia Zani

«Ammetto i fatti così come sono stati contestati» ha dichiarato Silvia Zani, la sorella maggiore. «E' cominciata quando abbiamo iniziato ad avere paura di mia madre. Quando ho ucciso mia madre ero convinta al 300%. Eravamo convinti che nostra madre ci volesse uccidere» ha dichiarato. 

Una fotografia di Laura Ziliani diffusa quando erano ancora in corso le ricerche in Valcamonica
Una fotografia di Laura Ziliani diffusa quando erano ancora in corso le ricerche in Valcamonica

Silvia Zani ha parlato della situazione con la madre. «Era sempre più critica, ogni volta che mi recavo da mia madre sentivo di avere una pallottola puntata contro, come se fosse una roulette russa e non sapevo quando il proiettile sarebbe partito». Da questa condizione, la decisione di compiere l'omicidio. «Volevamo che l'omicidio fosse veloce indolore, non volevamo che si accorgesse di nulla. Abbiamo tratto la tipologia da serie Tv, da film. Ad esempio Dexter».

E non appena compiuto l'omicidio, la difficoltà a gestire la situazione. «Eravamo in paranoia totale dopo quello che abbiamo fatto a mia madre. Io prendevo benzodiazepine per mantenere uno stato di equilibrio ma eravamo fuori di testa, spaventatissimi. Ci siamo catapultati in una situazione di cui non avevamo il controllo».

«Mi venne l'idea di simulare in montagna. Ho un'amica nel soccorso alpino e mi ha raccontato episodi di persone scomparse e ritrovate dopo molto tempo. Mia madre amava la montagna più di noi figli». Inoltre ha aggiunto. «L'idea della ricina è stata mia, le benzodiazepine le ho rubate in casa di riposo».  

«Il giorno dell'omicidio tutto si è svolto in modo normale, ha mangiato quel maledetto muffin che avevamo preparato per lei. Verso le 23:30 è andata a dormire. Noi dormiamo circa un'ora, poi i svegliamo e iniziamo a discutere, Mirto vuole desistere con questa idea mostruosa, a un certo punto io prendo il coraggio. Paola mi ha seguita e poi l'abbiamo soffocata, non è stato come ci siamo immaginati, non è stato per nulla indolore, credevamo sarebbe stato più rapido, non volevamo che se ne accorgesse, speravo che non si svegliasse. E' un'immagine orribile, al momento ci sembrava la cosa più umana». Inoltre Silvia Zani ha affermato «Quella era la scelta della maggioranza ed era quella che doveva essere presa. Paola l'ha tenuta ferma io l'ho strangolata. Alla fine per essere sicuri le abbiamo messo un sacchetto in testa».

 «Se non l'avessimo fatto noi, nel breve periodo ci avrebbe ucciso lei». « Voglio chiedere scusa a mia madre e a tutte le persone a cui ho fatto del male. Mi dispiace per tutto anche per chi mi conosceva di vista. Ma mi dispiace soprattutto per mia madre».   «Dopo che Mirto ha rivelato al compagno di cella dell'omicidio, ero molto arrabbiata, volevo gridare a tutti "Ho mentito a tutti, guardatemi sono un'assassina" ho effettuato l'interrogatorio soltanto dopo aver saputo di quelle dichiarazioni»

Mirto Milani

L'udienza, dopo una pausa per il pranzo, ha ripreso nel primo pomeriggio con la deposizione di Mirto Milani. «Ammetto i fatti così come sono stati contestati. I fatti sono accaduti come sono stati descritti da Silvia Zani», ha detto. «Mi voglio scusare per quanto è accaduto.  Avevo confessato questo mio pentimento agli psicologi e agli psichiatri durante la pausa dell'interrogatorio. In quell'occasione ho avuto un crollo emotivo». Mirto Milani ha confessato di aver meditato il suicidio. «Dopo aver subito varie violenze in Carcere a Canton Mombello avevo deciso di suicidarmi, avevo fatto una cappio».

In seguito Milani ha svelato il patto con Paola e Silvia. «Avevamo fatto un patto, non avremmo dovuto ripetere ad anima viva dell'omicidio. Era un accordo esplicito. I telefoni li abbiamo resettati in seguito alla perquisizione della casa. In quel momento ero il più paranoico di tutti. Il patto di non parlare l'ho rotto io a Canton Mombello. Avevo deciso di suicidarmi, non avrei pensato di inviare il calco per depistare. Allora ero abbastanza disperato». Mirto Milani ha poi rivelato il motivo per cui ha dato tre versioni al compagno di cella Bovoni. «Ho dato tre versioni perché non volevo tradire le ragazze e perché volevo togliermi un peso dalla coscienza».

Mirto Milani ha rivelato: «Io mi guadagnavo da vivere subaffittando l'appartamento in cui ero in affitto, lo pagavo 300 e lo affittavo su Booking circa a 70 euro al giorno». Il compagno di Silvia ha inoltre svelato alcuni elementi che chiarissero il rapporto tra le sorelle. «Paola e Silvia erano molto legate a Lucia, la incontrano due-tre volte a settimana». Invece Mirto Milani ha rivelato anche il rapporto tra le figlie e la madre. «Dall'esterno la situazione era particolare, Laura sminuiva le figlie, faceva le battute: "Paola tu sei un errore sul divano" oppure "Silvia tu mi hai precluso un sacco di cose nella vita"».

Mirto Milani ha chiesto pubblicamente scusa ai propri genitori. «Quando i miei genitori sono venuti a trovarmi in ospedale mio padre mi ha detto: "Io ero pronto a vendere la casa per dimostrare la tua innocenza. Credevo fossi innocente". Io chiedo perdono ai miei genitori per averli ingannati.

Anche Mirto Milani ha descritto la sua relazione con Silvia e Paola. «Io e Paola abbiamo sempre avuto un rapporto affettuoso, durante il lockdown ho confessato i sentimenti perfetti che provavo per lei. Eravamo seduti al tavolo tutti e tre insieme. Prima ci siamo distanziati, poi riavvicinati. Abbiamo deciso di fare una famiglia a tre. Non ho mai avuto un rapporto fisico con Paola ma baci sì: quindi eravamo fidanzati. Noi tre facevamo tutto insieme, parlavamo e ci scrivevamo tanto».

Milani ha poi aggiunto: «Io non voglio dire di essere stato condizionato perché voglio assumermi le mie piene responsabilità. Anche se la sera dell'omicidio loro due erano più determinate di me». Il presidente Spanò ha chiesto chiarimenti in merito alle esitazioni e Mirto Milani ha rivelato: «Mi ricordo che si è tirata indietro Paola, che ho avuto delle titubanze io ma non mi ricordo i frangenti in cui si è tirata indietro Silvia».

Mirto Milani ha chiesto scusa alla famiglia della vigilessa. «Io non riesco a perdonarmi per il gesto che ho compiuto, chiedo infinitamente scusa alla famiglia Ziliani. Ho scritto una lettera ma non ho mai trovato il coraggio di consegnarla, mi sento indegno. Ho distrutto la vita della persone a cui ho voluto bene. Vorrei tornare indietro ma non posso»

Milani è tornato a spiegare gli avvenimenti durante la notte dell'omicidio. «Se avessi interrotto Silvia e Paola sarebbe stato un disastro ugualmente. Se avessi impedito l'omicidio, avrebbe significato di essere fuori dal gruppo. Sono stato condizionato dalle due ragazze in quel frangente ma mi assumo tutte le mie responsabilità».

 

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