Desenzano, l’«assalto» al Pronto soccorso

Il pronto soccorso dell’ospedale di Desenzano
Il pronto soccorso dell’ospedale di Desenzano
Il pronto soccorso dell’ospedale di Desenzano
Il pronto soccorso dell’ospedale di Desenzano

La terza ondata pandemica si fa sentire anche nel Basso Garda e ha messo rapidamente sotto pressione anche il pronto soccorso di Desenzano che negli ultimi giorni è stato letteralmente preso d’assedio ed ha costretto Asst Garda a prendere seri se non drastici provvedimenti. Dal 26 febbraio al 5 marzo su 642 accessi ben 145 hanno riguardato persone con sintomi respiratori da Coronavirus, numero più che raddoppiato rispetto alle settimane precedenti, quando i pazienti registrati erano circa 10 al giorno e ben distante da gennaio. E non solo, a essere colpiti principalmente dalla variante inglese (oltre l’80%) non sono più gli over 80 (che rappresentano circa il 10% dei pazienti) ma persone di età compresa tra i 40 e i 70 anni, mentre sono in crescita casi di infezioni importanti e serie anche tra i più giovani. «La nuova variante è più infettiva ed era già presente sul territorio quando eravamo in zona gialla: questa è la prima conseguenza di troppi comportamenti superficiali - hanno spiegato alcuni operatori in prima linea nel reparto Covid -. Ci aspettiamo un peggioramento anche nella prossima settimana, solo venerdì notte abbiamo avuto 6 persone ricoverate in ospedale, un ritmo che difficilmente si potrà sostenere a lungo». Chi arriva al Pronto soccorso con sintomi viene immediatamente tamponato e solo chi è particolarmente grave (affetto da polmonite interstiziale) è ritenuto in pericolo di vita ed è ricoverato nei reparti: agli altri viene prescritta la terapia e vengono tenuti sotto controllo da casa. Si è reso necessario rimodulare nuovi posti letto che sono aumentati del 25% nei reparti e del 110% in terapia intensiva dal 25 febbraio. È necessario per cercare di curare il numero maggiore possibile di persone ma ha un prezzo: l’Azienda ha dovuto sacrificare l’intero reparto di Cardiologia (18 posti letto) - che è stato accorpato a quello di Medicina e che quindi continuerà a garantire l’assistenza - ma anche alcune sale operatorie, uniche a disporre di respiratori e sopperire ai posti di terapia intensiva mancanti. L’operazione di conversione è complessa e richiede attenzioni speciali, al virus deve essere impedito di circolare e i percorsi d’ingresso e d’uscita vanno differenziati, anche per la consegna di pasti. «La situazione è drammatica - ha spiegato un medico -; abbiamo già trasferito pazienti a Bergamo ma sembra che nemmeno lì ora ci sia più posto. L’Azienda ospedaliera fa davvero l’impossibile ma è una corsa contro il tempo, i medici di tutte le specialità stanno facendo turni notturni nei reparti Covid, a discapito delle attività ambulatoriali a cui si può dedicare meno tempo. Il personale oltretutto è risicato e queste emergenze evidenziano il problema, anche per questo siamo preoccupati per i pazienti delle altre patologie, in particolare quelli oncologici».

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