Du Pasquier alla «Vittoria»: la metro ora è un’opera d’arte

di Eugenio Barboglio
Linstallazioen della francese Nathalie Du Pasquier è stata inaugurata ieri con qualche settimana di ritardo  rispetto al periodo di Natale come inizialmente programmato  SERVIZIO/FOTOLIVEIl gallo inserito nell’opera realizzata con mattonelle  FOTOLIVE
Linstallazioen della francese Nathalie Du Pasquier è stata inaugurata ieri con qualche settimana di ritardo rispetto al periodo di Natale come inizialmente programmato SERVIZIO/FOTOLIVEIl gallo inserito nell’opera realizzata con mattonelle FOTOLIVE
Linstallazioen della francese Nathalie Du Pasquier è stata inaugurata ieri con qualche settimana di ritardo  rispetto al periodo di Natale come inizialmente programmato  SERVIZIO/FOTOLIVEIl gallo inserito nell’opera realizzata con mattonelle  FOTOLIVE
Linstallazioen della francese Nathalie Du Pasquier è stata inaugurata ieri con qualche settimana di ritardo rispetto al periodo di Natale come inizialmente programmato SERVIZIO/FOTOLIVEIl gallo inserito nell’opera realizzata con mattonelle FOTOLIVE

È una prima volta per Nathalie Du Pasquier. Ma questa «prima volta in un luogo pubblico» lo ha confessato lei ieri in Vanvitelliano, avrebbe potuto essere altrove, non a Brescia, non nella stazione Vittoria, non una prima tappa della seconda puntata di Subbrixia. Dove avrebbe potuto essere allora? A Parigi, nella metropolitana della «sua» capitale. Ma lei, francese, per i «suoi» colori, le sue geometrie, ha scelto Brescia, «Vittoria». Ha pensato l’opera perchè resti, come un oasi di colori e pace, un giardino pensile, dentro il flusso dei viaggiatori che vanno e vengono dalle scale mobili alle banchine dei treni. Si intitola «Mind the gap», e gioca «con l'invito a un cambio di prospettiva e all'apertura di un nuovo sguardo nell'esperienza di tutti i passeggeri che quotidianamente la incontreranno e potranno interagire con essa, utilizzandone alcuni elementi come sedute» scrive il curatore, Luigi Lo Pinto. Du Pasquier compone forme e colori, utilizzando un materiale che si trova comunemente, a Parigi, ad esempio, nelle metropolitane: la mattonella in ceramica. «La metropolitana è bellissima, ma mi è sembrato che mancasse un posto caldo dove sostare», ha detto nel suo fluente italiano l’artista di Bordeaux. Adesso c’è, ed è l’opera che rilancia Subbrixia, un progetto che «sembrava aver perso energia», dice la vicesindaco Laura Castelletti, e che UBI Fondazione Cab e Loggia hanno ripreso, tornando a dipanarlo. Lo fanno partendo da qui, ma per non fermarsi qui, e con una diversa idea programmatica rispetto al 2015. Toccare sette stazioni, calandovi installazioni di cui, dopo Du Pasquier, ancora non sono precisate forme e autori, ma che al contrario di sette anni fa non verranno rimosse. «Subbrixia era nata più effimera e temporanea», dice Lo Pinto. «È diverso creare opere che restano», aggiunge. Flavio Pasotti, presidente di Metro Brescia, di opere d’arte ne vede due, come se scendendo dalle scale mobili ci prendesse uno strabismo virtuoso: «Sono le stazioni le nostre opere d’arte, le opere d’arte di tutti noi». È un fatto anche identitario, per Italo Folonari, presidente di Fondazione Cab: «Ci distingue dalle altre città come la nostra». E per l’assessore Federico Manzoni «è un elemento di centralità e qualità urbana». Metropolitana, Du Pasquier, Subbrixia sono i tre indizi che fanno la prova: «Che i bresciani - e Pasotti lo dice al sindaco -, è successo anche nella pandemia, non si accontentano di fare il possibile, ma vanno oltre, anche nelle difficoltà guardano al futuro». «Site-specific» la installazione di Du Pasquier, ma non avrebbe sfigurato a Parigi. Lì avrebbero letto nel galletto che occupa la nicchia tra le mattonelle colorate il simbolo della Republique? (No, troppo poco pettuto e orgoglioso). E i bresciani il gallo di Ramperto, ora in Santa Giulia, ma nato per stare sulla sommità del campanile di San Faustino? In realtà è altro il gallo nel pollaio di Vittoria: «Nathalie - ci spiega Chiara Rusconi, consigliere della Fondazione Cab - voleva mettere un orologio, ma non è stato possibile per ragioni tecniche, allora ha inserito un gallo: evoca la sveglia mattutina, il tempo che passa». Ci sono altri esempi nel mondo, Londra, Napoli, per dirne un paio, ma a parte le solite frasi quasi fatte come «il museo sotterraneo», che ci fa l’arte in metropolitana? «Dà un’anima ad un luogo di efficienza tecnica», dice il sindaco Emilio Del Bono. «Noi - spiega - stiamo valorizzando il patrimonio che abbiamo ereditato, ma cosa lasceremo della nostra anima a chi verrà dopo? Questo progetto è una risposta». •.

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