Ducos, l’area
verde più antica
e rigogliosa

di Irene Panighetti
Il parco è attrezzato con i giochi per i più piccoliIl laghetto del parco Ducos non è in buone condizioni. Secondo i residenti, servirebbe più pulizia
Il parco è attrezzato con i giochi per i più piccoliIl laghetto del parco Ducos non è in buone condizioni. Secondo i residenti, servirebbe più pulizia
Il parco è attrezzato con i giochi per i più piccoliIl laghetto del parco Ducos non è in buone condizioni. Secondo i residenti, servirebbe più pulizia
Il parco è attrezzato con i giochi per i più piccoliIl laghetto del parco Ducos non è in buone condizioni. Secondo i residenti, servirebbe più pulizia

«Una vittoria stupenda della partecipazione e del consiglio di quartiere di Porta Venezia»: così Ezio Garibaldi, classe 1926 e figura storica dell’ambientalismo bresciano, definisce il parco Ducos, narrando la nascita del parco più antico della città. In origine era il giardino privato dei conti Salvadego-Ducos, che avevano ricevuto in dono l’area da Napoleone. Dopo la seconda guerra mondiale il parco però era in stato di abbandono, il Comune non aveva intenzione di investire soldi quindi si mobilitarono i cittadini, Garibaldi in testa: «gli eredi Ducos erano sparsi per tutta Italia – racconta - ma alla fine riuscii ad avere un mezzo accordo che doveva essere però sottoscritto dal Comune». In gioco vi erano interessi edilizi contro quelli ambientali, in mezzo le varie amministrazioni; il compromesso fu siglato nel 1977: su una parte dell’area verde si sarebbero costruiti gli attuali condomini e in cambio la proprietà avrebbe donato il giardino al Comune che fu inaugurato come parco nel 1981. DI QUELLA battaglia non è rimasto molto nella memoria dei bresciani: all’ingresso del Ducos lo scorso novembre è stata posta un targa «a futuro ricordo e ringraziamento di quanti si spesero per questa causa», in cui sono citati i nomi delle persone del consiglio di porta Venezia del 1974, oltre che quello di Olga Ducos cui è intestato il parco. Ma pare non sia servito a molto poiché la targa per lo più non viene letta e gran parte dei frequentatori non ha la minima idea dell’origine né del parco né del nome, nemmeno quelli residenti in zona da anni: qualcuno di questi ha vaghe reminiscenze, come Marilena Ghidini, che al parco si reca «tutti i giorni – spiega – perché è bello, l’unico problema sono i ragazzi maleducati. So che c’è stata l’intitolazione ma della storia non conosco molto». Non sa l’origine del nome nemmeno Liliana Mazanni, altra residente in zona, che si lamenta per «l’acqua del ruscello: non c’è praticamente più e invece sarebbe un bene, anche per farci giocare i bambini». L’acqua proviene da un sistema gestito dal Comune e, spiega l’assessora al verde Miriam Cominelli, «la pompa di emissione è aperta dalle 7 alle 16, con la funzione di mantenere un corretto ricambio al laghetto, non quindi per far giocare i bimbi. Possiamo spostare l’orario di apertura ma non aumentare il quantitativo di acqua». Il laghetto tuttavia appare in pessime condizioni: «ha bisogno di essere pulito», conferma Angelo Caravaggi, assiduo frequentatore che segnala «la presenza di topi vicino all’arena del Ducos 2». Cominelli assicura un sopralluogo di verifica dello stato del sistema idrico e magari per capire la possibilità di accogliere la richiesta di Vigilio Poloni, altro storico residente della zona che chiede «bagni pubblici come ci sono sul lato del Ducos 2». La parte più antica del parco nel 2001 fu unita all’area verde più a sud da un sottopasso ferroviario che permette ancor oggi il collegamento diretto con quello che dal 2006 è il Ducos 2. I muri del breve tunnel sono pieni di graffiti, scarabocchi e scritte, tra cui spicca quella saffica e poetica di tale Daniela verso l’amata Erika. Come tipologia i due spazi sono simili, ciò che cambia è la modalità di raggiungimento: la metropolitana non è molto comoda, la fermata più vicina, e solo al Ducos 2 (San Polo), è ad un chilometro e mezzo di distanza, meglio quindi l’autobus (il 12 sul lato Ducos 2, mentre per l’ingresso da viale Piave ci sono le linee 11, 16 e 18). In automobile sul lato viale Piave non c’è parcheggio, presente invece, piccolo, sul lato di Strada antica Mantovana del Ducos 2. Per le bici la situazione dipende dalla provenienza: da est è critica ma non impossibile perché su viale Bornata, a tratti, c’è una ciclabile separata dalla sede stradale, da San Polo invece la pista è buona. Altro discorso dal centro. Le principali possibilità sono rischiose, in particolare da viale Piave; non tanto migliore da viale Venezia: uscendo da piazzale Arnaldo c’è una pista, solo sul lato sinistro, separata dalla sede stradale, ma termina presto, all’incrocio con via Benacense dove si deve attraversare, proseguire sul lato opposto dove la pista è disegnata e non separata, quindi spesso invasa da auto. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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