DALL’ALBA AL TRAMONTO

È iniziato il Ramadan: ecco quali sono i principali luoghi di culto a Brescia

di Irene Panighetti
Si è aperto il 23 marzo il mese dei musulmani che dopo il digiuno diurno riscoprono la condivisione nelle ore serali. Si fanno sentire i rincari, ma non viene meno lo spirito di condivisione. «Tutti insieme per chi adesso si trova in difficoltà»
Le donne musulmane durante la preghiera  in una sala separata della moschea
Le donne musulmane durante la preghiera in una sala separata della moschea
Le donne musulmane durante la preghiera  in una sala separata della moschea
Le donne musulmane durante la preghiera in una sala separata della moschea

Superato il Covid un'altra difficoltà si affaccia anche sulle feste del Ramadan: il caro vita che fa sentire i suoi effetti pure sul mese sacro dei musulmani, al via il 23  marzo. Questa nuova prova tuttavia viene affrontata dai fedeli con più ottimismo e serenità, perché l’aumento dei costi non impedisce ciò che la pandemia ha reso impossibile: stare insieme, che nel Ramadan è un elemento fondamentale, dal momento che la preghiera collettiva ha un valore maggiore di quella singola. E poi rompere il digiuno (al momento dell'iftar) ogni sera insieme, soprattutto il venerdì e nei giorni speciali del mese della purificazione, crea quell'atmosfera che per i cristiani c'è a Natale.

Quali e dove sono i luoghi di culto musulmani a Brescia

I principali luoghi di culto bresciani anche quest'anno offriranno cene, pacchi alimentari e donazioni ai bisognosi: il centro islamico maggiore è quello di via Corsica, dove si ritrovano sentimenti che provengono da tutto il mondo. Più caratterizzate per nazionalità invece sono le realtà di via Volta, punto di ritrovo maggiormente per la comunità pachistana, e vicolo del Moro, dove dal 2017 si include principalmente la comunità del Bangladesh.

«Solitamente prepariamo una cinquantina di pasti a sera – racconta Samuel Rashid, del centro di vicolo del Moro e del Cdq centro storico nord –; con quel che costa l'energia sarà dura, ma contiamo sulle offerte e sull'aiuto dei tanti venditori del centro che vengono qui a rompere il digiuno e poi tornano ai loro negozi».

Anche Zaman Kawsar frequenta questo luogo e, nonostante le difficoltà economiche, anche quest'anno vorrebbe «offrire una cena a tutta la città: lo scorso anno lo abbiamo fatto dai Saveriani, prima del Covid a MoCa e adesso l'idea è nelle strade del centro vicino alla moschea».

Se per il luogo di vicolo del Moro l'idea non è così irrealizzabile, per la il centro di via Corsica questo è forse è ancora difficile da effettuare, anche se ogni anno al centro islamico c'è una cena aperta dedicata alle autorità civili e religiose bresciane. «Anche quest'anno ci aspettiamo tanti fedeli – spiega Raisa Labaran attiva rappresentante di questa «moschea» – le spese per cucinare e i costi dei pacchi alimentari sono cresciuti ma i pacchi non saranno meno consistenti, grazie anche alla solidarietà che durante il Ramadan aumenta rispetto ad altri periodi. Se un fedele ha diminuito la carità durante l'anno per la crisi, nel mese sacro torna a donare perché questo gesto caratterizza proprio il Ramadan».

Carità e spiritualità sono il fulcro di questa festa

«Siamo più a stretto contatto con Allah – precisa Anwar Alsaid, di origini palestinesi e che vive a Brescia con i suoi 8 fratelli e genitori – è un momento che attendiamo con gioia. Ogni sera anche quest'anno ci troveremo in famiglia, con umiltà, senza sperperi, come abbiamo sempre fatto, al di là del caro vita». Anche Jihanne Saafi, nata in Tunisia e bresciana da oltre 20 anni, romperà il digiuno in famiglia ma «venerdì e sabato andremo in moschea, portando anche noi qualcosa, come tutti: io cucinerò piatti tipici tunisini e non risparmierò sulla spesa, ma nemmeno sui regali della fine del Ramandan».

Munahil Yashir, 20 anni, nata in Pakistan ea Brescia da 12 anni, valuterà con la famiglia: «Le spese sono altissime, per tutti e per ogni cosa, ma vedremo come organizzarci perché le cene condivise con i vicini sono un'emozione alla quale non vogliamo rinunciare, ricordando che i Ramadan è nutrimento dell'anima». Anche Haroon Javaid, che fa riferimento principalmente alla «moschea» di via Volta, è consapevole delle difficoltà economiche «e spero che i commercianti ci vengano incontro – ammette – ma Ramadan è una benedizione da vivere insieme quindi condivideremo gli iftar portando tutti qualcosa». •.

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