Entro domani richieste per nidi e materne comunali in presenza

di Magda Biglia
Statali aperte a «Bes» e disabili ma difficoltà per i figli dei sanitari Richieste entro domani per poter ripartire mercoledì, ma restano incognite
Difficile gestire lavoro e bambini a casa con lezioni e compiti
Difficile gestire lavoro e bambini a casa con lezioni e compiti
Difficile gestire lavoro e bambini a casa con lezioni e compiti
Difficile gestire lavoro e bambini a casa con lezioni e compiti

Sarà una settimana cruciale, con la discriminante del 2 marzo, data, che tutti si aspettano prorogata, di scadenza della chiusura delle scuole e della collocazione in fascia arancione dentro la quale i genitori lavorano ma i figli sono a casa, con difficoltà soprattutto per la gestione dei più piccoli. Mentre i social si riempiono di proteste delle famiglie sia per la mancanza di sostegni economici non previsti in zona arancione, seppur «rinforzata», sia per le difficoltà delle categorie cui non è concesso congedo, vedi i sanitari impegnati nella lotta al virus ma anche gli stessi docenti chiamati in presenza dalla normativa, le scuole si stanno organizzando per aprire i cancelli eventualmente dal giorno 3. Praticamente tutte per i disabili e i bes (bisogni educativi speciali), poche per i figli dei camici bianchi o delle divise, come suggerito ma senza imposizione dall'Ufficio scolastico. L'assessorato all'Istruzione di Brescia città ha scritto ai genitori inviando un modulo per la domanda di frequenza ai nidi e all'infanzia comunali dei bambini con certificazione 104 o bes, domanda estesa anche ai sanitari fatta salva diversa indicazione regionale. Entro domani devono pervenire le richieste in modo che mercoledì si possa partire. In base all'entità del bisogno, l'idea è di riunire i bambini in alcuni istituti, creando nuove «bolle», ovvero i gruppi chiusi senza contatto con gli altri, perché i piccoli non indossano mascherina. Per quanto riguarda materne e primarie statali la palla passa ai Comprensivi. E qui le difficoltà sono molte. Salvo cambiamenti durante la settimana, la scelta prevalente pare quella di aprire solamente ai bambini certificati perché, con gli attuali numeri del contagio, i timori di presenze eccessive con relativi insegnanti e bidelli sono troppi. E non sono poche le situazioni di mancanza di personale perché in isolamento o perché dichiarato fragile. Per fare qualche esempio, al Centro 2 e all'Ovest 2 si parla solo di disabili e bes, al Nord 2 i bes solo se si aggregano ai docenti di sostegno, al Sud 2 oltretutto sono disponibili Franchi, Bertolotti e Marcolini, non Deledda e Calvino. Anche gli istituti paritari sono nella medesima situazione. «Faremo di tutto per accogliere sia i bisogni educativi speciali che i figli di sanitari e forze dell'ordine, ma qualche scuola ci riuscirà, parecchie altre no, perché siamo in piena emergenza, la sicurezza va garantita, e le paritarie non hanno organico potenziato a cui ricorrere in caso di quarantene. Anche l'idea di realizzare all'infanzia nuove bolle ci pare rischiosa. Siamo comunque in dialogo con l'Ust e vedremo caso per caso» dichiara Davide Guarneri, delegato dalla diocesi agli istituti cattolici. 

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