«Era pronto a esaudire ogni richiesta dello zio»

di Mario Pari
La pistola  calibro 22 utilizzata nell’agguato avvenuto venerdì sera nella frazione Chiarini a Montichiari
La pistola calibro 22 utilizzata nell’agguato avvenuto venerdì sera nella frazione Chiarini a Montichiari
La pistola  calibro 22 utilizzata nell’agguato avvenuto venerdì sera nella frazione Chiarini a Montichiari
La pistola calibro 22 utilizzata nell’agguato avvenuto venerdì sera nella frazione Chiarini a Montichiari

Il nipote «nutriva fiducia nello zio» e «pertanto il minore era disposto a esaudire ogni sua richiesta». Poche parole, ma che dicono tanto sul ferimento avvenuto venerdì sera nella frazione Chiarini di Montichiari. Parole che sono sintesi di quelle messe nero su bianco dal gip nelle ore successive all’interrogatorio di Antonio Di Sanzo, considerato il mandante del tentato omicidio. Parole infine che si riferiscono al rapporto tra chi ha sparato, il nipote 13enne di Di Sanzo e appunto, lo zio. Un minore, di soli 13 anni, che, però secondo il gip ha sparato per uccidere. Nell’ordinanza, in merito, si sintetizza: «L'impiego di un'arma carica per l'atto intimidatorio, l'esplosione del colpo al momento in cui la persona offesa era voltata di spalle e la vitalità della zona attinta costituiscono un solido quadro indiziario della natura dolosa del gesto». Nell’ultima parte del provvedimento le motivazioni, con riferimento alle misure cautelari. Il gip non ha convalidato il fermo di Antonio Di Sanzio, ma ne ha disposto la custodia cautelare in carcere spiegando che: «il fermo non è applicabile per l’assenza di un fondato pericolo di fuga, tenuto conto che l'indagato è stato identificato sul luogo del delitto e che non vi sono concreti elementi per ritenere che fosse in procinto di fuggire. La gravità delle condotte, però, sostengono la sussistenza delle esigenze cautelari integrate dal concreto ed attuale pericolo di commissione di delitti della stessa specie, come si evince dal gravissimo reato di cui si è reso responsabile l'indagato e dalle inquietante circostanze del fatto, avendo in modo spregiudicato coinvolto nel delitto il nipote minore». Nel frattempo un giallo sembra celarsi dietro l’agguato. Nè la vittima colpita da un proiettile alla spalla, nè il presunto mandante hanno voluto svelare il nome della ragazza contesa all’origine suo malgrado della missione punitiva. Manuel Poffa, 31 anni, ancora ricoverato all’ospedale Civile, prima di essere sottoposto all’intervento chirurgico ha spiegato ai carabinieri di non aver mai conosciuto la giovane. Antonio Di Sanzo, credeva che Manuel avesse avuto un approccio con la ragazza che stava corteggiando. E per questo aveva deciso di vendicarsi. Ma con il trascorrere dei giorni e l’incedere delle indagini l’ipotesi che l’agguato sia scaturito da motivi sentimentali perde consistenza. Nel ventaglio delle ipotesi, non è escluso che il nome della ragazza non venga fatto semplicemente perché potrebbe celarsi ben altro dietro l’agguato organizzato venerdì sera . Antonio Di Sanzo, con qualche precedente per minacce, è accusato di concorso in tentato omicidio e detenzione di un’arma illegale.•.

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