il caso

Esumazioni dei bimbi mai nati: il Comune di Brescia chiede scusa

di Giuseppe Spatola
"Abbiamo agito rispettando tutte le regole. Ma capiamo la sofferenza di chi ha patito quella vicenda e chiediamo perdono. In futuro si correggerà il regolamento cimiteriale"

Scuse ufficiali per chi «ha sofferto», ma nessun giallo sui resti recuperati dal selciato del Vantiniano nell’area dove il Comune di Brescia tra settembre e ottobre ha esumato 2.500 tombe di «bimbi mai nati». Così Giandomenico Brambilla, direttore generale del Comune, e Elisabetta Begni, vicedirettore dirigente responsabile servizi cimiteriali, hanno voluto chiudere ogni polemica presentando i risultati delle analisi commissionate sui resti recuperati da alcuni genitori tra la sabbia e la ghiaia dopo le operazioni avviate dalla Loggia.

I resti esaminati hanno permesso di scartarne uno perché «legno» e individuare in un adulto, un feto alla 39esima settimana e un bimbo tra i 2 e i 7 anni gli altri. I reperti ritrovati lo scorso autunno nel terreno dedicato alle inumazioni dei bimbi mai nati al cimitero Vantiniano di Brescia però non sono recenti: il laboratorio di antropologia e odontologia forense dell'Università degli studi di Milano (Labanof) ha certificato che risalirebbero a circa 70 anni fa.

Il Comune aveva deciso di sottoporre i reperti ad analisi, a riprova della volontà di «vederci chiaro», escludendo errori da parte della società a cui è appaltato il servizio di esumazione, che è comunque sempre supervisionato da due dipendenti dell’Ente.

«Nella perizia - ha spiegato Begni - risulta che, degli otto reperti trovati, uno, il più grande, di circa 6 cm, è un pezzo di legno, gli altri di circa 3-4 cm, appartengono a un individuo adulto, a un feto alla 39esima settimana di gestazione e a un bimbo tra i 2 e i 7 anni. La datazione dei resti risale agli Anni 50 ai giorni nostri, quindi un periodo di oltre 70 anni».

Nella stessa perizia si legge che «materiale osseo estremamente frammentato e di piccole dimensioni viene frequentemente rinvenuto nel terreno di riporto delle aree cimiteriali, in particolare durante i lavori che comportino un movimento di terra delle aree di inumazione». Come dire che quelli ritrovati al Vantiniano potrebbero arrivare da altri quadranti del cimitero.

«Peraltro è stato stabilito che alcuni resti appartengono ad un adulto, nonostante nello spazio in cui sono stati trovati non siano mai state sepolte persone adulte», ha chiuso la dirigente. All’interno del camposanto è consentito utilizzare terreno di riporto: la terra viene spostata, accumulata e usata in diverse sezioni del cimitero per livellare il terreno e ovviamente, essendo da secoli adibita a questo scopo, può capitare che all’interno si trovino piccoli frammenti ossei, come peraltro sottolineato dal Labanof.

«Per quanto riguarda i frammenti ossei del feto, va sottolineato che fino ad alcuni anni fa i non nati venivano inumati in cassette di legno, mentre oggi vengono utilizzati contenitori di cartone biodegradabili, che quindi si dissolvono nel terreno dopo la sepoltura - hanno proseguito i dirigenti della Loggia -. È perciò normale che possano esserci dei piccoli resti, che solitamente vengono recuperati durante l’esumazione, ma viste le dimensioni molto ridotte e la presenza di terreno bagnato possono non essere visti e tornare alla luce successivamente, quando il terreno si dilava per effetto delle piogge». Come dire che il Comune ha agito nel pieno rispetto della normativa.

Ma rimane aperta la questione con le famiglie. Le operazioni di esumazione hanno portato a raccogliere 50 resti: di questi 15 sono stati riconsegnati e 35 sono ancora conservati. «Per quanto riguarda il rapporto tra il nostro Ente e le famiglie, va sottolineato che chi aveva lasciato all’ufficio cimiteri il proprio nome è stato avvisato dell’esumazione - ha detto Begni -. Non sarebbe stato possibile, nemmeno volendo, allertare gli altri genitori perché per la privacy le strutture ospedaliere non li trasmettono al Comune, che quindi non è in possesso dei dati di contatto, salvo specifica richiesta. Capisco il dolore provato e chiedo oggi scusa a livello umano essendo una madre anche io. Per aggiornare una normativa che oggi risulta datata si sta avviando un percorso per rivedere la Carta dei servizi e il Regolamento cimiteriale».

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