IL TERRITORIO

Facchetti (Coldiretti): «Allo studio colture meno idro-esigenti»

di Giada Ferrari
L'associazione degli agricoltori illustra problemi per il cambiamento climatico e possibili soluzioni. Rota, presidente Anbi, che rappresenta i consorzi di bonifica e irrigazione, parla di azioni di recupero delle acque reflue e interventi per lo stoccaggio
Laura Facchetti  di Coldiretti e Alessandro Rota, presidente Anbi, intervistati dal giornalista  Valentino Rodolfi
Laura Facchetti di Coldiretti e Alessandro Rota, presidente Anbi, intervistati dal giornalista Valentino Rodolfi
Laura Facchetti  di Coldiretti e Alessandro Rota, presidente Anbi, intervistati dal giornalista  Valentino Rodolfi
Laura Facchetti di Coldiretti e Alessandro Rota, presidente Anbi, intervistati dal giornalista Valentino Rodolfi

La situazione di partenza, in termini di scorte d’acqua, è analoga a quella della scorsa annata: due miliardi in meno di metri cubi di acqua in Lombardia. «Rispetto alla media storica, oggi siamo al 60% in meno di stoccaggio, per non parlare della scorta nevosa che è sotto del 65% - afferma Alessandro Rota, presidente di Anbi Lombardia, l’Associazione che rappresenta i dodici consorzi lombardi di bonifica e di irrigazione -. Questo quadro generale ci pone difronte ad un’ampia riflessione sui volumi stoccati: dobbiamo potenziare i nostri canali e bacini, ma anche cercarne di nuovi e metterli tutti a sistema». La collettività tutta si deve attivare per risolvere il problema e, in particolare, Anbi propone l’aumento dei bacini, l’innalzamento dei livelli, l’efficientamento dei sistemi e la valutazione di azioni di recupero delle acque reflue promuovendo un recupero circolare della risorsa idrica. «A livello di bacini si sta lavorando per aumentare lo stoccaggio - prosegue Rota -. Inoltre vogliamo fare una proposta in Regione Lombardia per andare oltre i livelli di reflusso dei fiumi e far sì che si possa immagazzinare il più possibile. La nostra mission è mettere tutto a sistema per arrivare allo zero dello spreco che, ad oggi, non possiamo più permetterci».

Queste le azioni che si stanno intraprendendo per riadattarsi alla situazione e prepararsi a scenari sempre più critici. Prendendo in considerazione anche i settori che più hanno subito danni: l’agricoltura e la zootecnia. «Abbiamo avuto danni sul territorio nazionale di 6 miliardi di euro, in Lombardia per 467 milioni e a Brescia di 43 milioni - commenta Laura Facchetti consigliere e membro di giunta di Coldiretti Brescia -. L’agricoltura si basa sulla risorsa idrica e uno dei problemi si lega alla montagna». Meno risorse portano inevitabilmente a una riduzione del mangime e, conseguentemente, della produzione di carne e prodotti derivati. In pianura, invece, si è riscontrato un 30% in meno nella produzione di mais, il riso ha raggiunto i minimi storici con la perdita di 8.000 ettari di terreno. «Mettiamo a rischio tutte le nostre produzioni tradizionali: grano duro, pomodoro, frutta. Abbiamo persino carenza in cozze e vongole presenti nel Po, uno dei territori con maggiori danni».

Come far fronte alla situazione? Gestendola con una programmazione a medio-lungo termine. Le imprese zootecniche hanno risposto adottando accorgimenti tecnici, mentre gli agricoltori stanno pensando alla condivisione dei bacini in forma consortile, a cui si aggiungono altri progetti quali: lo studio di colture più resistenti e meno idro-esigenti. Casistiche che portano all’inevitabile tropicalizzazione dell’agricoltura. «Le colture tradizionali tipiche del sud stanno salendo a nord e nel meridione sono partite le prime colture di avocado e mango. Per mais e riso è stata anticipata la semina per ridurre le irrigazioni, anche se verosimilmente verranno sostituite da soia e sorgo proprio perché necessitano di meno acqua». L’innovazione arriva anche nel campo dell’irrigazione «Già oggi abbiamo dei sistemi che ci aiutano ad individuare, in un terreno coltivato, quali sono le necessità specifiche senza irrigare tutto allo stesso modo - chiude Facchetti -. Inoltre con Filiera Italiana e Israele abbiamo un accordo per lo scambio di idee e tecnologie per una transizione energetica e sostenibile». •. 

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