Gli imprenditori:
«Brescia via dalla
zona rossa»

di Marta Giansanti
Operai al lavoro dopo la riapertura di una fabbrica. Brescia chiede di uscire dalla zona rossa
Operai al lavoro dopo la riapertura di una fabbrica. Brescia chiede di uscire dalla zona rossa
Operai al lavoro dopo la riapertura di una fabbrica. Brescia chiede di uscire dalla zona rossa
Operai al lavoro dopo la riapertura di una fabbrica. Brescia chiede di uscire dalla zona rossa

Condividere i 21 elementi che determinano la posizione territoriale di Brescia nel quadro delle limitazioni previste dal Governo; passare da una zonizzazione regionale ad una con criterio provinciale, «laddove i 21 indici sanitari dimostrino che l’area bresciana non si caratterizzi con lo stato di crisi sanitaria di massima gravità»; e ristori veri, tangibili ed automatici per chi oggi deve abbassare le serrande senza certezze per il futuro, per le filiere collegate e per chi lavora nelle attività colpite. CHIARE E SOSTANZIALI richieste mosse al Governo (e in parte anche al presidente della Lombardia Attilio Fontana) e scritte nero su bianco nel «Manifesto delle categorie imprenditoriali della provincia di Brescia» condiviso dalle maggiori associazioni e federazioni rappresentative: Ance, Apindustria, Ascom, Confcommercio, Associazione artigiani, Assopadana, Cia, Cna, Coldiretti Brescia, Confagricoltura, Confartigianato, Confcooperative Brescia, Confesercenti della Lombardia orientale, Confindustria, Fai. Un grido di allarme a supporto del tessuto economico e produttivo, in evidente stato di difficoltà, esteso anche alle amministrazioni. Enti a cui viene chiesta la sospensione «di tutti i tributi locali a carico delle imprese nuovamente fermate dal lockdown e di tutte quelle che, essendo nelle filiere di competenza, vedono le loro attività ridursi drasticamente». Non solo. Inserita nel Manifesto l’istanza «all’amministrazione finanziaria di permettere alle attività lese dalle ultime disposizioni, di derogare i termini del versamento degli acconti di tutte le imposte nazionali posticipandoli ad aprile 2021, come già concesso dal cosiddetto “Decreto agosto”», per le realtà danneggiate dalla prima ondata. E infine: il rispetto da parte della pubblica amministrazione dei «tempi di pagamento verso il privato, limitando al massimo le disfunzioni burocratiche derivanti da una non corretta modalità di accesso agli uffici e di organizzazione dello smart working» e «che il sistema bancario sia alleato dell’impresa locale, assicurandole liquidità e flessibilità nella gestione dei flussi finanziari». Possibili, ed ora più che mai fondamentali, soluzioni che reclamano ≪tempi brevi considerate la gravità della situazione e l’importanza di fornire risposte chiare ed immediate». Un atto dovuto a un territorio sofferente che ha cercato in ogni modo di garantire il rispetto delle norme anti contagio, perché - lo ricorda anche il Manifesto - «la salute e la tutela sanitaria della comunità locale oggi sono e devono restare la priorità dell’agire quotidiano». Un invito rivolto a tutti a rispettare scrupolosamente le prescrizioni previste dal Dpcm e a contribuire, in questo modo, a limitare la diffusione del virus per la ≪salvaguardia e la tutela delle persone». Ma anche una riserva rispetto alle ultime decisioni governative perché, ne sono testimoni i «comportamenti e i dati sanitari, che Brescia non può e non deve essere individuata tra le zone rosse del Paese». «ABBIAMO PRESO atto responsabilmente seppur con stupore - dichiarano -. Lo abbiamo fatto nonostante la piena consapevolezza dell’impatto che una simile decisione avrà sul sistema delle imprese locali, già duramente provate dalla precedente chiusura e dal crollo dei consumi». Un’accettazione data da un fatto innegabile: «non ci potranno essere occupazione e lavoro, benessere e consumi, se non si tornerà ad una situazione sanitaria sicura e stabile, tale da ridare fiducia alla gente, consentendole di tornare ad una vita normale, senza limitazioni di mobilità, orari e socializzazione». Ma ciò non toglie la profonda preoccupazione «per le conseguenze sociali, economiche e per il crescente disagio» collettivo. La nuova ondata da Covid-19 sta producendo «un ulteriore shock sul benessere sociale e sulle attività economiche della nostra provincia, spesso in modo irrimediabile», dichiarano. Indispensabile, quindi, passare ≪dalle parole ai fatti, traducendo le promesse del Governo e del presidente del Consiglio in azioni concrete» da realizzare «in tempi brevi». Un impegno corale, «istituzioni e sistema bancario in primis», per scongiurare il peggio. Per non assistere «alla scomparsa di una parte significativa del sistema bresciano d’impresa». «A tutti in questo momento - conclude il Manifesto -, spetta il dovere di sostenere la filiera d’impresa locale, attivando ogni iniziativa che possa difendere il nostro patrimonio, per traghettarlo aldilà di questa fase di grande incertezza, proiettandolo verso una nuova dimensione di sviluppo economico-sociale». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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