LO STUDIO

Nel Bresciano sempre meno sportelli bancari. E pagano i piccoli centri

Quasi il 30% in meno in 13 anni e in 29 paesi della provincia sono "scomparsi"

Presto sarà un privilegio per pochi effettuare versamenti, prelievi e bonifici in presenza. Le banche sono in fuga dai piccoli paesi: nella nostra provincia gli sportelli sono passati dai 927 del 2008 ai 670 attuali (al 5 agosto) e questo è lo specchio della diffusione dell’home banking e della strategia degli istituti di credito che stanno razionalizzando la rete per ridurre i costi di gestione e del personale. A pagare dazio sono soprattutto i piccoli Comuni montani, privati di un’agenzia di prossimità al servizio di famiglie e microimprese.

Che il mondo del credito stia cambiando pelle è certificato dai dati che vedono, ad oggi, 29 paesi bresciani su 205 privi della presenza almeno di uno sportello bancario. Un declino lento ma inesorabile: secondo le rilevazioni del Centro Studi Confindustria Brescia redatto su dati di Banca d'Italia, gli sportelli degli istituti di credito bresciani sono scesi del 29,7% in 13 anni. Il sistema bancario nazionale e anche locale – si legge nella relazione – «sta vivendo una fase di profonda trasformazione strutturale. La necessità di razionalizzare i costi connessi con l'esercizio dell'attività bancaria e la dirompente diffusione delle tecnologie digitali, come l'home banking, hanno prodotto una significativa flessione dei front office».

Il fenomeno ha diluito la capillarità territoriale del sistema bancario: a fine 2021 erano stati censiti 54 sportelli ogni centomila abitanti, contro i 58 di fine 2020 e gli 81 di fine 2008. «Il processo ovviamente - si legge nel rapporto - nasconde dinamiche diverse da istituto a istituto, ma è destinato a proseguire anche in futuro». Nella maggioranza dei casi si tratta di centri con una bassa densità di popolazione. Ma con le dovute eccezioni. Se il fatto che a Magasa o a Irma non esista uno sportello non stupisce più di tanto, un paese come Ome, che conta più di 3.200 abitanti, diventa un vero e proprio caso. Perse le due succursali – la filiale di Intesa San Paolo ha chiuso nel 2017, mentre Ubi Banca ha abbandonato nel 2019, con uno sportello bancomat che è rimasto attivo solo fino al 31 gennaio 2020 -, il paese vive una situazione di disagio, così come Acquafredda e Pezzaze, entrambi sopra i 1.500 abitanti, o Berzo Inferiore, con 2.566 residenti.

Secondo i dati forniti dalla Fabi, Federazione autonoma bancari italiani - che ha registrato ben 483 Comuni lombardi “orfani” di un servizio bancario -, nella nostra provincia è la Valcamonica a soffrire di più: 16 paesi su 40 – che contano complessivamente 13.734 abitanti - non hanno una banca. La riduzione si fa sentire anche nel capoluogo: a Brescia nel 2015 c'erano 201 filiali, oggi se ne contano 143.

Ridimensionati anche gli sportelli dei grandi centri come Desenzano (attualmente 21 sportelli), Chiari, Palazzolo e Rovato (13), Montichiari (12), Salò (11), Darfo e Lumezzane (10). Nei paesi bonsai – Irma con 147 abitanti e Magasa con 145 – si fanno i conti anche con la mancanza di un ufficio postale. Gli abitanti del paese valtrumplino devono «sfruttare» i servizi di Marmentino, a un chilometro e mezzo di distanza; quelli del Comune dell'alto Garda devono percorrere due chilometri per godere della banca di Valvestino. E diminuisce parallelamente anche il numero dei dipendenti bancari, che dal 2016 al 2021 sono passati da 6.547 a 6.150. •.

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