«I bonus edilizi? Vanno resi chiari ed applicabili»

di Manuel Venturi
L’economista Carlo Cottarelli all’ultimo incontro del «Super master 110%» promosso da Anaci
L’economista Carlo Cottarelli all’ultimo incontro del «Super master 110%» promosso da Anaci
L’economista Carlo Cottarelli all’ultimo incontro del «Super master 110%» promosso da Anaci
L’economista Carlo Cottarelli all’ultimo incontro del «Super master 110%» promosso da Anaci

«Mi sembra che, quando vengono introdotti nuovi bonus, si faccia un grande annuncio e poi si scrivano i provvedimenti in maniera così complicata che non si riescono ad applicare e lo Stato risparmia soldi: i bonus edilizi fanno parte di questa casistica, alcuni sono partiti molto lentamente e bisogna rimettere mano ai provvedimenti per renderli più chiari e applicabili». È la riflessione di Carlo Cottarelli, economista già commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica tra il 2013 e il 2014 e presidente del Fondo monetario internazionale, intervenuto durante l’ultimo appuntamento di «Super Master 110%», corso di formazione professionale dedicato agli amministratori condominiali e organizzato da Anaci Brescia. L’incontro on line, introdotto dal leader di Anaci Brescia, Francesco Chiavegato, ha chiuso una serie di otto incontri a distanza per un totale di 24 ore di lezione complessive e cinquanta tra docenti e professionisti coinvolti: nell’ultima sessione del Master, alcuni professionisti si sono concentrati sui bonus fiscali applicabili al condominio, analizzando gli step da compiere per accedere alle misure ma anche i possibili ostacoli. Senza dimenticare uno dei problemi che sta emergendo con maggiore frequenza negli ultimi mesi, sollevato dal presidente nazionale di Anaci, Francesco Burrelli: «I costi delle materie prime e dei lavori sta lievitando: come influirà questo su chi deve vigilare sulla congruità dei lavori anche dal punto di vista economico? Ci sono emendamenti allo studio del Parlamento, li abbiamo visionati e rispecchiano il nostro punto di vista: vedremo in quale forma verranno approvati». Cottarelli ha esordito parlando del Pnrr, che «ha l’impostazione giusta: Covid a parte, negli ultimi vent’anni l’Italia non è cresciuta, tra il 1989 e il 2019 il saldo è zero, il che significa meno posti di lavoro e con retribuzioni più basse rispetto ai nostri competitor europei». Il Pnrr, secondo l’economista, sponsorizza nel modo corretto la partnership pubblico-privato, prevede misure a sostegno del sociale, del capitale umano e della ricerca e promuove le riforme (giustizia, burocrazia e pubblica amministrazione su tutte «per attirare investimenti in Italia»), ma ha un difetto: «Esiste un cronoprogramma fissato dall’Unione europea, molto dettagliato e scandito da obiettivi e traguardi fino al 2026, ma piuttosto vago e questo comporta che ci sarà molta discrezionalità per valutare se sono stati raggiunti – ha analizzato Cottarelli -. C’è ancora una marea di cose da definire e non sappiamo con esattezza quali siano le priorità degli italiani». Secondo Cottarelli, questo si può stabilire in un solo modo: con la caduta dell’attuale governo a gennaio-febbraio (anche per spianare la strada a Mario Draghi verso il Quirinale), per andare ad elezioni e far scegliere agli italiani e al prossimo premier che «dovrà essere espressione della politica. Ma, d’altro canto, il governo Draghi sta operando in maniera efficiente e sarebbe preferibile che durasse fino al 2023, facendo mettere radici alle riforme previste». L’economista ha anche rivisto al rialzo le stime di crescita del Paese nel 2021 - «Sopra il 5%, più del 4,5% ipotizzato dal governo ad aprile» -, con un «rimbalzo già in corso in molti settori e che ci farà tornare ai livelli del 2019 entro il prossimo anno, grazie ad una politica di bilancio che sta aumentando il debito pubblico ma che sostiene i consumi». •.

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