I tesori delle
Giornate del Fai:
l’applauso di chi ama Brescia

di Magda Biglia
Per il Fai due belle giornate nella cultura, in sicurezza SERVIZIO FOTOLIVE
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Tutti i posti sono stati prenotati, in tanti si sono presentati ugualmente sperando in defezioni ma hanno dovuto rinunciare. Solo il Covid è riuscito a disperdere le lunghe file che ogni anno in primavera e in autunno caratterizzano le visite ai monumenti aperti dal Fai nelle classiche «Giornate». Nel 2020 orribile è saltata la primavera e in questo autunno si poteva accedere solo previa iscrizione al sito. Tutto si è svolto ordinatamente nel primo week end in calendario, con i piccoli gruppi guidati dai volontari dopo un’attesa breve e distanziata; veniva provata la febbre prima di entrare, poi il gel e alla fine di ogni turno le stanze viste venivano spalancate per un quarto d’ora. Qualcuno si è fermato ugualmente a guardare da fuori e a chiedere spiegazioni al volo, qualcuno ha riprovato più volte finchè non ha trovato un vuoto. Solo a palazzo Facchi si è riusciti a creare gruppi paralleli e comunque rispettosi delle norme, ma il giro era più delicato dati gli arredi e alcune sale più piccole. Lì sono potuti entrare circa 200 persone in due giorni, contro i 315 degli altri due palazzi Marinengo. LA NOVITÀ di Palazzo Facchi in corso Matteotti 74 ha sin dall’inizio attirato i bresciani. L’edificio, in una zona dove le dimore di pregio sono tante, non ha una facciata così particolare ma dentro si mostra subito affascinante, risalente al Settecento come dimostra l’ampio scalone, restaurato nel secolo successivo sotto la guida dell’architetto Tagliaferri. Di rilievo gli affreschi del Cresseri e un grande camino nel salone, ma anche gli arredi ottocenteschi rimasti al loro posto. L’edificio non resterà per molto abbandonato perché il proprietario, il musicista Stefano Cianci, intende farne un luogo di arte per la città. Tutto esaurito anche negli altri due palazzi, entrambi Martinengo, pur aperti al pubblico normalmente: il Palatini in piazza Mercato con il rettorato dell’università statale e il Delle Palle di via San Martino, proprietà demaniale che è pure in fase di recupero, ex Corte d’Appello e Procura generale della Repubblica, oggi sede di ordini professionali. Si potranno ammirare tutti e tre anche nel prossimo fine settimana ma le prenotazioni sono già agli sgoccioli. Ripeteranno invece solo domenica 25 il Museo della Breda e la Quadreria del Civile. Il Museo, in via Lunga, già nel carnet 2019, solitamente accessibile solo su richiesta, racconta con la storia dell’azienda, oggi Leonardo spa, un pezzo di storia bresciana con materiali e fotografie, e il bunker antiaereo; e sempre un altro pezzo di storia bresciana emerge dalla Quadreria del Civile, con i ritratti dei 39 benefattori e con le tele di grandi pittori della brescianità, dal Pitocchetto al Romanino, al Moretto. IN TOTALE, fra i cinque beni cittadini e il santuario della Madonna del Carmine di San Felice si sono contati 1500 visitarori, mentre a Borno (ex sanatori Croce di Salven, Oratorio di Sant’Antonio da Padova, Roccolo Guizzetti-Franzoni più, sempre in Valcamonica, la Centrale Edison di Gedegolo) si è arrivati a 1200. A Calino di Cazzago si comincerà sabato e domenica prossimi con il palazzo Cedro, l’Oratorio San Domenico Savio e il palazzo Piccolo Maggi. •

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