Anche l’Alta Vallecamonica si è mobilitata per aiutare i profughi ucraini. Dopo aver stivato beni di prima necessità (pannolini, cibi a lunga conservazione e prodotti per l’igiene personale) e medicinali in cinque capienti furgoni messi a disposizione da aziende e privati della zona, i volontari dell’associazione «Amici in cordata nel mondo» (una realtà che dopo lo scoppio del reattore nucleare di Chernobyl opera soprattutto nell’aiuto agli orfani bielorussi) hanno percorso tutto d’un fiato i circa 2.800 chilometri (tra andata e ritorno) che separano Ponte di Legno da Czestochowa, in Polonia, dove hanno consegnato tutto il materiale alle suore che gestiscono la Casa del Pellegrino a Jasna Gora: una struttura annessa a un grande monastero in cui da un paio di settimane hanno trovato rifugio decine di donne e più di 50 bambini di età compresa tra i cinque mesi e i 17 anni. «È stata un’esperienza davvero toccante – afferma Giacomo Giorgi, ex comandante della polizia locale dell’Unione, che si è reso disponibile per condurre uno dei mezzi – e ci siamo resi conto che tutto quello che stiamo facendo serve veramente alla gente scappata dalla guerra e costretta ad abbandonare tutto».
Durante la loro breve permanenza in Polonia, i volontari dell’alta Valle hanno purtroppo avuto modo di trovare conferma a una notizia che si riteneva una fake news, notizia che si è diffusa in Occidente subito dopo l’inizio dell’esodo di massa dall’Ucraina: la tratta delle donne e la sparizione dei bambini più piccoli. «Da qualche giorno – ha raccontato ai volontari camuni madre Annika, la superiora del monastero polacco – la polizia viene a controllare l’identità e la provenienza dei nostri ospiti, perché ci hanno detto che alle frontiere agiscono gruppi criminali che prendono le donne per avviarle alla prostituzione e rapiscono i bambini, in particolare gli orfani, per alimentare l’odioso mercato degli organi». Inutile dire che i volontari dalignesi sono rimasti allibiti nell’ascoltare queste parole: «Per fortuna che adesso i controlli sono serratissimi – aggiunge Giorgi - . Praticamente vicino al confine non puoi circolare e anche all’interno della Polonia sei soggetto a frequenti controlli, anche se viaggi da solo. Se qualcuno intende poi portar via un profugo, deve chiarire se lo conduce in una famiglia oppure se lo affida a un’organizzazione assistenziale. Ovviamente offrendo tutte le garanzie del caso, altrimenti non lasciano partire più nessuno».•.