Il M5s lancia le parlamentarie Ma a Brescia rischia un flop

di Luca Goffi
La presentazione del simbolo per le Politiche nel 2014
La presentazione del simbolo per le Politiche nel 2014
La presentazione del simbolo per le Politiche nel 2014
La presentazione del simbolo per le Politiche nel 2014

Il Movimento cinque stelle ha scelto la via delle parlamentarie ma per la prima volta negli ultimi 10 anni rischia di non avere eletti bresciani nè alla Camera nè al Senato. Al netto delle incognite romane, il M5S bresciano si interroga a fondo per queste parlamentarie. Dalle 14 di oggi fino alle 14 di lunedì 8 agosto, gli iscritti al partito potranno essere votati per accedere in parlamento. La provincia fino ad oggi ha avuto molto peso a livello nazionale: dalle prime consultazioni era uscito in trionfo Vito Crimi, capogruppo che aveva sbarrato all’ipotesi di un governo con il Pd di Bersani nel 2013 e che è poi diventato reggente il giorno dopo il passo indietro di Di Maio da capo del Movimento. Non bastasse Crimi, c’è Claudio Cominardi, già sottosegretario al lavoro nel governo Conte I. Un’eredità importante che corre il rischio di non avere seguito. Infatti il consenso del 18% alle politiche del 2018 si è eroso governo dopo governo, elezione dopo elezione: alle amministrative di giugno il candidato Guido Ghidini non arrivò al 6%. Ora, nella più rosea delle aspettative, la forza politica capitanata da Conte rischia di portare a Roma un solo bresciano. Ma la norma interna del vincolo dei due mandati non è in discussione. Il movimento è intransigente sui suoi valori, sia Crimi sia Cominardi non hanno il minimo rimorso, sono sereni nel passare il testimone. Un rigore che si riflette in altri esponenti locali di primo piano. Infatti Ghidin, che è l’attuale capogruppo in Loggia, in questi anni si è costruito uno status che gli consentirebbe di ambire ad uno scranno romano. «Per potermi candidare, dovrei chiedere una deroga. Quindi per quanto mi riguarda la partita è chiusa - analizza -. Le regole sono chiare, un eletto si può candidare soltanto se il proprio mandato scade nello stesso anno delle elezioni. Ora siamo nel 2022, il mio mandato in Loggia scade nel 2023». Quindi il movimento torna nella sua fase embrionale. Come nel 2013 sono proprio gli attivisti a prendere per mano il partito. Da tutta la provincia si stanno candidando dei «cittadini comuni» o al più con qualche esperienza in amministrazione. Chi, come Andrea Paccagnella già consigliere comunale a Padenghe annuncia la sua candidatura, rievocando i fondatori Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Voci davano insistentemente per papabile anche l’ex parlamentare Giorgio Girgis Sorial, con alle spalle un mandato da parlamentare dal 2013 al 2018 e durante il Conte I un’esperienza da Vice Capo di Gabinetto del ministero dello sviluppo economico. Voci sulle quali, tuttavia, son arrivate smentite nelle ultime ore. Chi ha condiviso il primo mandato a Roma con Sorial, è l’attuale consigliere regionale Ferdinando Alberti anche lui nel novero di coloro i quali si apprestano a salutare l’esperienza da eletti (tra un anno). «Siamo molto consapevoli delle difficoltà che si nascondono in questa campagna elettorale. Per questa ragione valuteremo con attenzione i nostri candidati: non ci saranno candidature causali, tanto per riempire la lista - analizza F Alberti -. Non dovremo mollare di un centimetro perché l’errore clamoroso che ha compiuto Letta, rischia di tirare la volata alla destra della Meloni. Quindi siamo speranzosi e convinti di poter ottenere un risultato positivo». Se la destra attende il passo falso della sinistra per fare cappotto nei collegi uninominali (e non solo), si fa strada il Movimento 5 Stelle che, senza l’ala governista ad ogni costo di Di Maio, può correre in libertà. La palla passa agli attivisti della prima ora ma gli ostacoli non mancheranno, a partire dalla difficoltà di ricostruire il consenso perduto.•.

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