CORONAVIRUS

L’appello: «Occorre vaccinare subito i disabili e chi li assiste»

di Michela Bono
Nel Bresciano, ad oggi, solo una trentina di loro sono stati sottoposti all'infusione. Giorgio Grazioli (Fobap): «Sono ad alto rischio, devono avere priorità»
Le associazioni  e le realtà di volontariato che si occupano di disabilità chiedono un intervento immediato
Le associazioni e le realtà di volontariato che si occupano di disabilità chiedono un intervento immediato
Le associazioni  e le realtà di volontariato che si occupano di disabilità chiedono un intervento immediato
Le associazioni e le realtà di volontariato che si occupano di disabilità chiedono un intervento immediato

Tanta preoccupazione, unita a una comprensibile rabbia: le famiglie con persone disabili sono incredule di fronte al loro mancato inserimento nelle liste prioritarie dei vaccini anti Covid. Molte sono le associazioni che si stanno muovendo a vario titolo, tra cui Anfass e il suo braccio operativo Fobap. «Persone evidentemente più a rischio, che non capiamo come mai non siano considerate categoria prioritaria – spiega il presidente Giorgio Grazioli - Le Regioni fanno come vogliono, così come le Asst. Manca una regia unica». Nei 17 centri bresciani di Fobap, quasi tutti i 250 dipendenti sono stati vaccinati. Giusto. Ma ancora nessuna delle 470 persone in carico ha ricevuto il vaccino. L’unica eccezione è quella che riguarda una trentina di persone ospitate nella Rsd di Toscolano, dove questa settimana sono iniziate le somministrazioni. «E questi sono gli utenti dei nostri servizi, ma oltre a loro ci sono centinaia di persone con disabilità varie che non li frequentano, e la cui sorte ci preoccupa ancora di più», aggiunge molto preoccupato lo stesso Grazioli. Un’apprensione che non riguarda solo i diretti interessati, ma anche chi se ne prende cura a casa, come genitori, fratelli o gli altri caregiver. «Non possiamo permettere che i caregiver si ammalino – commenta Patrizia Abrami, consigliera bresciana dell’associazione ABC, uno degli enti rappresentati da Uniamo la federazione italiana malattie rare che rappresenta oltre 8.000 patologie - Il caregiver è quella figura non riconosciuta che a titolo non retribuito e tutelato fa assistenza al proprio caro h 24. È un lavoro usurante e debilitante». Una categoria «protetta» e per cui andrebbe prevista la somministrazione del farmaco anti Covid. Il rapporto con il proprio caro affetto da una disabilità è simbiotico, per cui è impensabile che non siano vaccinati entrambi: la persona disabile e quella che se ne prende cura». Patrizia, quattro figli di cui uno affetto da Cri-du-chat, non può nemmeno pensare a cosa accadrebbe se il figlio disabile si ammalasse di Covid 19, magari subendo un ricovero in solitudine. «Qualche Regione ha già deliberato che vadano vaccinati i ragazzi disabili e i loro caregiver, altre lo stanno deliberando, ma non deve passare altro tempo. Mi auguro quanto prima che ci sia una linea guida nazionale – spiega - Ieri ho contattato personalmente tutte le 20 regioni italiane perché, proprio per la delicatezza del problema, stiamo cercando di sensibilizzare chi farà le scelte, per noi vitali». La stessa federazione Uniamo ha appena recapitato al ministro Speranza una lettera, ricordando come la disabilità rappresenti un fattore di rischio doppio, sia perché si è più fragili a livello fisico, sia perché lo si è a livello comportamentale visto che per alcune tipologie di disabile misure sono difficili, se non impossibili, da rispettare. Proprio ieri è arrivato anche l’appello al presidente Mattarella da parte di Anffas nazionale, per i disabili e per chi li assiste. «Attendiamo con una certa preoccupazione che ci venga comunicato l’avvio di queste vaccinazioni. Spero si cominci in fretta » conclude Grazioli. Restano i dubbi sulle logiche con le quali è stata stilata la lista delle categorie prioritarie: non si capisce, dicono dalle associazioni, perché abbiano deciso di dare precedenza ai docenti universitari, che in linea di massima fanno lezione a distanza a studenti giovani e meno a rischio, o a psicologi che fanno servizio in ospedale una volta alla settimana. Molti i paradossi, dicono, spesso di pari passo con il potere espresso dalle categorie che ne hanno diritto, basti pensare che in qualche regione si vaccinano già gli avvocati, a cui si sono accodati i notai, i magistrati e i giornalisti. Per queste e altre categorie il vaccino significa libertà e tutela della salute, ma per i disabili significa sopravvivenza.•.

Suggerimenti