L'INTERVISTA

L'educatore:
«Non abbandoniamo
gli adolescenti»

di Sara Centenari
Alessandro Bruno è uno degli educatori di San Faustino
Alessandro Bruno è uno degli educatori di San Faustino
Alessandro Bruno è uno degli educatori di San Faustino
Alessandro Bruno è uno degli educatori di San Faustino


Il Centro giovanile di San Faustino opera a distanza: «Su compiti e necessità di connessione non abbiamo fatto mancare l'aiuto»
L'educatore: «Non abbandoniamo gli adolescenti. Le scuole esigono esercizi da svolgere ma teenager e bambini hanno bisogno di spiegazioni profonde»
 

Se non avete mai dato uno sguardo alle stanze dei compiti dei centri di aggregazione, in un normale pomeriggio feriale e piovoso, non avere idea di quale grande perdita stiano subendo i ragazzi. L'oratorio di San Faustino è uno degli esempi di queste piccole fucine di «spiegazioni aggiuntive»: per chi non ha genitori super-esperti di tutto lo scibile e pieni di tempo libero, per chi ha difficoltà linguistiche o di inserimento, e per quelli che devono condividere una stanza con 1-2-3 fratelli piccoli e rumorosi, a SanFa l'aiuto degli educatori non manca.

Sì ma ora?«Non abbiamo mai interrotto sostegno e aiuti, per quanto difficile sia a distanza: soprattutto per gli adolescenti il contatto diretto è essenziale. E all'inizio molti genitori qui nel quartiere come altrove hanno avuto grossi problemi di utilizzo dei mezzi di comunicazione» ci racconta Alessandro Bruno educatore dell'oratorio della chiesa dei patroni di Brescia, guidata dal parroco Maurizio Funazzi e dal vice Andrea Rodella. È stato dato per scontato, in molte scuole, che tutti fossero «smart», insomma: «Invece tanti non sapevano come usare pc e telefoni. Molti sono separati, vengono da altri Paesi, non hanno nonni vicini; alcuni parrocchiani si sono licenziati per stare vicini ai figli. Così abbiamo cercato di fare da ponte tra bambini, genitori e docenti, mantenendo l'aiuto ai compiti. In ogni caso la scuola non può essere solo "esercizi, esercizi, esercizi. E arrangiatevi". Un maestro che registra un piccolo video per spiegare qualcosa ai suoi studenti fa qualcosa di prezioso. I giovani hanno bisogno, poi, di approfondire cosa sta succedendo. E vanno seguiti, perché molti ora hanno orari sballati: si addormentano a notte fonda, fanno colazione a pranzo».

Numerose le richieste extra contesto educativo: «Dal bisogno di aggregazione alle domande di aiuto, che anche i Servizi sociali faticano a gestire» aggiunge Bruno. Una solidarietà che sacerdoti, educatori e allenatori a «riposo forzato» hanno convogliato verso le persone che hanno perso il lavoro, «soprattutto quelli che non avevano contratto, che da un mese all'altro non sapevano come pagare le bollette e contemporaneamente comprare il cibo per i figli».È stato creato un gruppo di volontari per connettersi alla rete Caritas e alle segnalazioni del Comune. Poiché i centri di accoglienza erano pieni, è stato anche ospitato un senzatetto in oratorio. «Ora da settimane attendiamo che un tavolo di lavoro sul futuro dei Cag porti i necessari chiarimenti per sapere come potremo mantenere la nostra vicinanza alle famiglie, nella sicurezza. La risposta del Paese deve essere educativa: con l'educazione facciamo girare l'economia».


VENERDÌ 08 MAGGIO 2020

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