L’educatrice si difende «Non ho mai picchiato la bambina disabile»

di Paolo Cittadini
Il momento  in cui un carabiniere porta fuori dalla classe la piccolaIl carcere di Verziano,  dove l’educatrice 33enne è stata portata dopo l’arresto
Il momento in cui un carabiniere porta fuori dalla classe la piccolaIl carcere di Verziano, dove l’educatrice 33enne è stata portata dopo l’arresto
Il momento  in cui un carabiniere porta fuori dalla classe la piccolaIl carcere di Verziano,  dove l’educatrice 33enne è stata portata dopo l’arresto
Il momento in cui un carabiniere porta fuori dalla classe la piccolaIl carcere di Verziano, dove l’educatrice 33enne è stata portata dopo l’arresto

Per il gip Francesca Grassani, che ieri mattina nel carcere di Verziano l’ha sentita nell’interrogatorio di convalida, la gravità indiziaria emersa nel corso di questa prima fase dell’indagine sussiste. Considerata però l’incensuratezza e preso atto del comportamento mostrato al momento dell’intervento da parte dei carabinieri, il giudice ha reso meno afflittiva la misura disponendo per lei gli arresti domiciliari. Ha lasciato il carcere (dal suo ingresso si trovava in isolamento così come ancora prevede la normativa per contenere la diffusione della pandemia) la 33enne assistente scolastica (ha un contratto con una cooperativa) arrestata giovedì con l’accusa di maltrattamenti pluriaggravati e lesioni aggravate nei confronti della bambina di sei anni che seguiva come «insegnante» ad personam in una scuola primaria della Bassa. Davanti al giudice per le indagini preliminari, la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere preferendo rilasciare dichiarazioni spontanee. «Sono sotto choc per queste accuse e per le immagini dei video dei maltrattamenti - ha detto la 33enne al magistrato - Non avrei mai potuto fare male alla bambina perché le voglio bene. Sono estranea a queste accuse». Al termine della breve deposizione il suo legale, l’avvocato Marco Soldi, aveva chiesto al giudice o la revoca dell’arresto o l’applicazione della misura dei domiciliari. Il gip ha accolto la seconda richiesta disponendo la scarcerazione della 33enne che così ha lasciato Verziano. «E’ provata - spiega l’avvocato - Sia per le pesanti accuse che le sono piovute addosso e che respinge, sia perché non è ovviamente abituata alla detenzione in carcere». Se la giovane assistente scolastica rigetta le contestazioni, per gli inquirenti invece è pesante il quadro accusatorio nei suoi confronti. A incastrala ci sarebbero infatti le immagini delle telecamere installate dai carabinieri (il lavoro dei militari è stato coordinato dal sostituto procuratore Alessio Bernardi, titolare del fascicolo di indagine) all’interno della scuola frequentata dalla bimba disabile. Nei video si vedrebbe infatti la donna strattonare la piccola, prenderla per i capelli e darle pizzicotti. A fare scattare la rapidissima indagine sono stati i genitori della bimba che ai carabinieri avevano raccontato che da qualche tempo la figlia aveva cambiato il proprio atteggiamento nei confronti degli adulti, ma soprattutto ai militari avevano spiegato di aver trovato sul suo corpo alcuni preoccupanti lividi. «Inconfutabili segni di violenza fisica», così li hanno definiti gli investigatori, che hanno spinto gli inquirenti a chiedere di installare telecamere all’interno della classe frequentata dalla piccola. Sono bastate poche ore di «girato» per portare all’arresto in flagranza della 33enne che da circa un anno e mezzo si occupava della alunna. Davanti alle immagini i carabinieri hanno deciso di intervenire istantaneamente. Mentre alcuni militari si occupavano della donna, un carabiniere ha raggiunto la piccola che in quel momento si trovava seduta sotto una finestra dell’aula. La bimba a quel punto si è letteralmente gettata tra le braccia del carabiniere, mentre per la sua assistente ad personam è scattato l’arresto convalidato ieri mattina dal giudice per le indagini preliminari. •.

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