C’è un vento fresco a Brescia, fatto di colori, forme e creatività: soffia lungo i muri e li trasforma. È l’arte urbana che sta cambiando la città, con nuovi murales ogni anno: compaiono nelle periferie, nei parchi e sulle scuole, travolgendo pareti vuote che adesso esplodono di bellezza. Questa fioritura è dovuta al LINK Urban Art Festival, organizzato dall’associazione culturale True Quality: dal 2016 artisti di levatura internazionale arrivano a Brescia ogni anno per dipingere muri e superfici, soprattutto nelle periferie. I primi interventi hanno toccato i piloni della metropolitana di Sanpolino, con un progetto proseguito fino al 2018, per un totale di 26 piloni decorati da altrettanti artisti negli stili più diversi. Terminati i lavori nel quartiere, LINK si è spostato al Villaggio Violino, Lamarmora e San Bartolomeo. Al Violino tre edifici: l’ultimo, in ordine di tempo, è la scuola elementare Montale, con «Il mostro gentile» realizzato da Camilla Falsini. Un’opera davvero originale: per progettarla l’artista ha chiesto agli alunni di mescolare forme geometriche e colori con la loro immaginazione, poi ha «ritagliato» alcuni pezzi dei vari disegni per dar vita alla sua creatura. Più onirico e sfumato, a un centinaio di metri di distanza, il murale di Vesod in piazza Teotti: mostra l’interno del Duomo di Brescia, sfondo di un sogno in cui due figure si guardano sospese tra veli trasparenti. Un bel contrasto con l’opera di 108, nella parete accanto: una massiccia macchia nera, simile a una roccia o a un mantello, spezzata da linee colorate in corrispondenza delle finestre e accompagnata da disegni astratti in bianco e nero. Non ha un titolo, ma i bambini del quartiere ne hanno cercato uno: tra i più simpatici «Macchia Nerina». Il coinvolgimento del territorio è una costante di LINK: True Quality si rivolge ai consigli di quartiere, presentando gli artisti ai cittadini ben prima di iniziare a dipingere. «Vai a rompere degli equilibri - spiega Giovanni Gandolfi, presidente di True Quality -, fai opere murali di grandi dimensioni in luoghi dove normalmente c'è poca attività culturale: è ovvio che il quartiere, all'inizio, rimanga spiazzato. Però con il tempo siamo stati sempre più apprezzati: ora tante realtà ci chiamano per avere un murale». Tra queste la scuola Canossi di Lamarmora, dove un anno fa Giovanni DalloSpazio e Taleggio hanno dipinto il campo da gioco, trasformando l'asfalto in un vivace quadro astratto. Nel 2019 la stessa scuola aveva accolto «Strong Women» di Saddo: una calciatrice in maglia azzurra, omaggio ai Mondiali di calcio femminile e a Brescia, da cui provengono tante giocatrici della Nazionale. Altre opere sono ancora più profondamente calate nella realtà territoriale: a San Bartolomeo Luca Zamoc ha dipinto «Il Maglio», richiamo alla storia operaia del quartiere, noto per le concerie e la lavorazione del ferro. Passeggiando poco più in là si incontra «Solchi», ideato dall'artista Luogo Comune al LINK festival dell'anno scorso: attraverso la figura mitologica di Bora, è narrata l'epopea dei profughi istriani arrivati a San Bartolomeo negli anni Cinquanta. Altrove il legame con Brescia non è storico, ma naturalistico: al museo di Scienze Naturali, a fine maggio, Poki ha dipinto «Scena di caccia (o di gioco)», rappresentando specie animali e vegetali autoctone come il torcicollo e il tarassaco. Non parla di Brescia, ed è quasi un paradosso, il murale di una delle bresciane doc che ha partecipato a LINK: Vera Bugatti. Lo sguardo dolce della vecchia di «Aut-Aut» veglia da due anni su San Bartolomeo. «Il riferimento a Brescia c'è - precisa l'autrice -, non è solo un messaggio universale: parla dello sfruttamento ambientale che deturpa la nostra città». Nata come madonnara, Bugatti è abituata a girare per il mondo dipingendo murales nel suo personalissimo stile, basato sulla deformazione prospettica (anamorfosi). Con il Covid e i viaggi fermi si è dedicata molto di più all'Italia: «Qualcosa sta cambiando: a livello nazionale l'arte urbana è sempre più riconosciuta come arte contemporanea. Di colpo le aziende si sono accorte che i murales sono un modo di far parlare di sé: non con un prodotto ma con un dono che rimarrà dopo di loro». E un dono a Brescia vuole essere «Futura Traditio», dipinto da Vera poche settimane fa per l'Associazione Artigiani. Un uomo anziano, maestro di bottega, tramanda le sue conoscenze a una giovane donna, moderna artigiana 4.0. «Volevo dare una visione diversa del concetto di tradizione e innovazione. Si è creata una bella collaborazione con gli artigiani, credo che abbiano visto il mio lavoro a San Bartolomeo. LINK ha dato una spinta decisiva per portare l'arte urbana a Brescia». «Non abbiamo inventato qualcosa di nuovo - sottolinea Gandolfi - ma abbiamo cercato di portare Brescia al passo di tante città europee dove questa tradizione è avviata già da tanti anni. Ci siamo resi conto del valore dell'arte nello spazio pubblico: stiamo cercando di allargare ad altri ambiti questa fruizione libera dell'arte, questo museo imprevisto con cui ti scontri mentre cammini». E per Brescia capitale della cultura l'arte urbana ci sarà: «Stiamo programmando una piattaforma che preveda anche questo percorso: è un contesto importante e di grande valore».•. © RIPRODUZIONE RISERVATA