LA CONFESSIONE

«Stavamo girando un video e l’ho colpita con un martello»

di Paolo Cittadini
Carol Maltesi e, nell’immagine in alto a destra, Davide Fontana. Nell’altra immagine, i rilievi a Paline di BornoCarol Maltesi è la giovane donna uccisa e fatta a pezzi: aveva 26 anni
Carol Maltesi e, nell’immagine in alto a destra, Davide Fontana. Nell’altra immagine, i rilievi a Paline di BornoCarol Maltesi è la giovane donna uccisa e fatta a pezzi: aveva 26 anni
Carol Maltesi e, nell’immagine in alto a destra, Davide Fontana. Nell’altra immagine, i rilievi a Paline di BornoCarol Maltesi è la giovane donna uccisa e fatta a pezzi: aveva 26 anni
Carol Maltesi e, nell’immagine in alto a destra, Davide Fontana. Nell’altra immagine, i rilievi a Paline di BornoCarol Maltesi è la giovane donna uccisa e fatta a pezzi: aveva 26 anni

«Ho legato la ragazza ad un palo con un nastro telato nero e un sacchetto di plastica nero sulla testa. Era in piedi, con i polsi legati dietro la vita e al palo. In una seconda fase l’ho slegata dal palo, l’ho sdraiata a pancia in su e le ho legato nuovamente i polsi al palo, e anche i piedi. Ho poi preso un martello e iniziato a colpirla su tutto il corpo, non forte, partendo dalle gambe. Quando sono arrivato verso la testa ho iniziato a colpirla forte, non so bene il perchè». Così Davide Fontana, bancario milanese di 43 anni ha descritto, interrogato dai carabinieri, il modo in cui a metà gennaio ha ucciso Carol Maltesi, la 26enne italo-olandese sua vicina di casa e artista hard conosciuta sul web (Charlotte Angie il suo nome d’arte) il cui cadavere fatto pezzi e suddiviso in quattro sacchi della spazzatura è stato ritrovato il 20 marzo in una scarpata a Paline di Borno, in Valcamonica.

L’uomo, che sui social si definiva food blogger, è in isolamento in una cella del carcere di Canton Mombello dove si trova in stato di fermo dall’alba di ieri accusato di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere: «Credo che a quel punto fosse già morta - ha proseguito il racconto di Fontana -. E non sapendo che altro fare, le ho tagliato la gola con un coltello da cucina che poi ho buttato in un cestino dell’immondizia. Mi è sembrato un atto di pietà, vedevo che stava soffrendo. Non so che giorno fosse, la mattina del 10 o dell’11 gennaio; dovevamo fare due video, il primo l’ho tenuto». Fontana ha infatti spiegato di avere cancellato il secondo video dal telefonino e gli esperti dell’Arma stanno ora cercando di recuperarlo per avere una conferma al suo racconto. Stamattina alle 10.30, assistito dal suo legale (l’avvocato Stefano Paloschi) sarà sentito in carcere dal gip Angela Corvi per l’interrogatorio di convalida del fermo.

«L’ho trovato stralunato - sottolinea il suo legale dopo averlo incontrato in carcere qualche ora dopo il fermo -. Sta forse capendo quello che da qui in avanti dovrà vivere». Il provvedimento è scattato intorno alle 4.30 di ieri mattina dopo che nel corso dell’interrogatorio davanti ai carabinieri il 43enne ha confessato il delitto avvenuto nell’appartamento di Rescaldina (in provincia di Milano) dove la ragazza, madre di un bambino, abitava da giugno del 2021. Dopo avere ucciso la 26enne con cui circa un anno e mezzo fa aveva avuto una breve relazione diventata poi una amicizia, Fontana ne avrebbe sezionato il corpo utilizzando un’accetta e una sega comprate con il congelatore a pozzetto dove avrebbe tenuto nascosto il cadavere martoriato della giovane. Un lavoro fatto con precisione chirurgica che avrebbe tenuto impegnato il 43enne per almeno tre giorni.

Per rendere il cadavere ancora più irriconoscibile, Fontana avrebbe cercato di togliere letteralmente la pelle del volto della giovane e di cancellare anche con il fuoco i tatuaggi che la 26enne aveva sul corpo. «Dopo che è morta non ho capito più nulla», si è giustificato l’uomo davanti al pubblico ministero Lorena Ghibaudo, il magistrato titolare del fascicolo che ora potrebbe, per competenza territoriale, essere trasmesso alla procura di Milano. Nel corso dell’interrogatorio della scorsa notte in caserma a Brescia, Fontana ha raccontato di avere tenuto per quasi due mesi il corpo della 26enne dentro il congelatore che aveva installato nell’abitazione della vittima.

Domenica 20 marzo, dopo avere caricato i sacchi neri con all’interno i resti umani sulla 500 di Carol Maltesi (Fontana l’avrebbe utilizzata anche in altre occasioni), avrebbe raggiunto Paline di Borno (e ai carabinieri ha raccontato di aver fatto un sopralluogo in zona già a febbraio) e abbandonato il cadavere nella scarpata dove era stato trovato da un residente. Il posto non sarebbe casuale, Fontana infatti conosceva quella zona della Valcamonica avendola frequentata quando era bambino. Dal giorno del delitto, il 43enne avrebbe non solo fatto la vita di tutti i giorni, ma si sarebbe addirittura finto la vittima rispondendo ai pochi messaggi che arrivavano sul suo telefono. «Ho pagato l'affitto del suo appartamento utilizzando quel telefono - ha spiegato agli inquirenti Fontana -. In questo modo non ci sarebbero stati sospetti».

Fino a lunedì sera quando i carabinieri, dopo averlo sentito nelle ore precedenti, lo hanno riconvocato in caserma per contestargli alcune incongruenze nel suo racconto. Il 43enne a quel punto è crollato.•.

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