il caso

la Regione si adegua. E la caccia può ripartire

di Mimmo Varone
La stagione venatoria riparte
La stagione venatoria riparte
La stagione venatoria riparte
La stagione venatoria riparte

I cacciatori inviperiti chiedono le dimissioni del direttore generale dell'assessorato regionale all'Agricoltura Anna Bonomi. Con il presidente provinciale Federcaccia Marco Bruni, bollano le disposizioni integrative al calendario venatorio approvate ieri dalla Giunta Fontana una «offesa alla categoria», e considerano «demenziale» la strategia adottata dall'assessorato di Fabio Rolfi con il dirigente del settore Caccia Franco Claretti. «Non hanno voluto ascoltare le indicazioni che gli abbiamo inviato con due lettere del 14 maggio e 7 luglio - tuona Bruni -, e non hanno avuto nemmeno il coraggio di consentire almeno al tordo da appostamento fisso, discostandosi da Ispra per salvare la stagione di ottomila capannisti bresciani».

E così adesso dopo il ricorso Lac al Tar lombardo contro l'apertura della caccia di domenica 19 con richiesta di sospensiva di un mese, e il conseguente atto monocratico dei giudici che blocca l'attività fino al 7 ottobre in attesa della sentenza, la Giunta regionale si adegua al parere Ispra e in buona sostanza riaggiorna il calendario al 2 ottobre. Pertanto da domani si riprende a sparare solo da appostamento fisso ma limitatamente a colombaccio, cornacchia grigia, cornacchia nera, gazza, ghiandaia e merlo, quindi con esclusione della selvaggina di passo. Fino a giovedì 30 riprende l'addestramento e allenamento dei cani negli Atc e in alcuni Comprensori alpini. Dal 2 ottobre, poi, riparte la caccia sia alla piccola fauna stanziale (fagiano, starna, pernice rossa, lepre, coniglio selvatico, minilepre e volpe) in forma vagante che alle specie ornitiche (tordo bottaccio, tordo sassello, anatidi, beccaccia, beccaccino), da appostamento e in forma vagante. Va da sé che resta la caccia al cinghiale non interrotta dalla sospensiva, e quella di selezione agli ungulati poligastrici (cervo, capriolo, camoscio e muflone) che prosegue ovunque con effetto immediato.
«Mercoledì e ieri è passata una marea di tordi e li abbiamo persi, i nostri capannisti devono aspettare il 2 ottobre perdendo metà stagione, dopo aver tenuto gli uccelli per un anno e pulito i capanni da tre mesi - incalza il presidente Federcaccia - e tutto questo perché Rolfi non ha voluto ascoltarci e ha seguito i dirigenti del suo assessorato, senza neanche chiederci scusa per gli errori commessi». Per capire le ragioni della contesa, va precisato che fino all'anno scorso la stagione era tutelata dalla legge regionale 17/2004, ma quest'anno anche la Lombardia ha dovuto adeguarsi alle sentenze della Corte costituzionale e ha dovuto varare il calendario venatorio con atto amministrativo, per sua natura esposto ai ricorsi. I cacciatori erano ben consapevoli del rischio e con le due lettere in questione avevano ufficialmente chiesto all'Assessorato regionale di emettere tutte le delibere in materia il 2 agosto, in modo da poter affrontare i prevedibili ricorsi a caccia ancora chiusa. Ma non sono stati ascoltati. La Regione ha preferito «spezzettare» le sue disposizioni. Prima, con la delibera del 2 agosto ha fissato l'apertura della caccia a fagiano, starna, lepre... per la terza domenica di settembre. Poi, a fine agosto con un'altra delibera dirigenziale ha stabilito la preapertura di alcuni giorni ai primi di settembre. Infine, solo venerdì 17 settembre ha emanato un altro atto dirigenziale per quaglia, moriglione, pavoncella, eccetera. E il lunedì successivo, come ampiamente previsto, è arrivato il ricorso Lac con la richiesta di bloccare tutto. Tutto questo si sapeva, e per Bruni è una «strategia voluta».

Se tutte le disposizioni amministrative in merito al calendario venatorio fossero state fatte i primi di agosto eventuali ricorsi sarebbero dovuti partire subito - ragiona Bruni -, perché se fossero arrivati a metà settembre, quasi alla scadenza dei 60 giorni ammessi, i giudici non avrebbero concesso la sospensiva, e il calendario si sarebbe salvato. Ora «mi rammarico solo di non aver puntato i piedi con la Regione - conclude -, e devo anche assistere alla vergogna di non aver trovato la caccia al tordo dentro la delibera di oggi. Chiederemo le dimissioni del direttore generale Bonomi». .

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