sanità

Le carenze, la burocrazia: «Medici in grave affanno»

di Magda Biglia
Spariti anche gli infermieri, e critiche rivolte anche verso la riforma sanitaria regionale. Il presidente Di Stefano: «Impossibile sostenere questo sistema con solo il 6% del Pil»

Medici scontenti, pazienti molto scontenti. Medici, troppo pochi; pazienti, troppi per ogni medico, troppi senza medico vicino. Infermieri: desaparecidos. Tempo per gli adempimenti burocratici tantissimo; tempo per la cura, per seguire i cronici e la società che invecchia, che sta cambiando, assai ridotto. Risorse, non sufficienti. Il sistema sanitario nazionale, fiore all’occhiello nel mondo, è malato ma si può, anzi si deve guarire. La medicina? Una complessiva riorganizzazione e basta con i tagli. È quanto ritiene l’Ordine dei Medici di Brescia, guidato da Ottavio Di Stefano, che avanza critiche ma che vuole da queste partire per ridare vita a un sistema «che è per tutti e che non è vero non possa più essere sostenibile, certo non con il 6% del Pil, percentuale fra le più basse in Europa» nelle parole del presidente.

Il sondaggio promosso dall'Ordine

Convinto della perdita di appeal della professione fra i giovani, per capire il livello di disagio dei colleghi e per dare suggerimenti in occasione delle elezioni in Lombardia alle prese con una grossa riforma sanitaria «da rivedere», l’Ordine ha promosso un sondaggio, dall’11 al 22 gennaio, con un questionario on line a risposta chiusa e anonima, al quale hanno aderito 1573 medici, il 20% degli iscritti; il 37% sono medici ospedalieri, il 20% medici di base e pediatri di libera scelta, il 12% medici di strutture pubbliche, il 7 odontoiatri.

Gli uomini sono il 51 per cento e le donne il 49, il che si lega all’età perché negli under quaranta sono più le dottoresse, ma a rispondere sono stati soprattutto gli over 65, il 31%. Visto che la sanità è delle Regioni, i principali suggerimenti per l’assetto lombardo, ritenuto in forte crisi, vedono al primo posto la riduzione della burocrazia, il rafforzamento del legame fra ospedali e medicina territoriale, l’integrazione fra sistema sanitario e welfare.

Le Case e gli Ospedali di comunità devono essere riempite di regole, di funzioni, di personale

Secondo i medici bresciani la medicina territoriale va riorganizzata in modo da ottimizzare le risorse; occorre aumentare il personale o trovare soluzioni a un’utopica distribuzione capillare; soluzioni necessarie anche per le liste d’attesa, per i pronto soccorso disertati dai professionisti e intasati da sos impropri, soluzioni per le visite specialistiche non indispensabili. Va poi ripresa l’attenzione alla cronicità «che si è persa per strada».

Tutto cio è quanto emerge dai pareri espressi ed è quanto ieri è stato riferito da Di Stefano con due consiglieri dell’Ordine, Angelo Bianchetti, ospedaliero, e Giovanni Gozio medico di medicina generale: «I medici auspicano una riforma di ampio respiro, che colga l’occasione del Pnrr. Per realizzarla servono investimenti e aggiustamenti, senza i quali solo il 22 degli intervistati si aspetta dei risultati» hanno dichiarato. Gozio ha esposto tutti i problemi dei medici di base, dall’eccessivo carico burocratico all’isolamento in cui si trova sul territorio, non supportato da una rete di professioni sanitarie.

Sono in calo i giovani che frequentano il corso triennale regionale

Il motivo? Non  ritengono adeguata la retribuzione rispetto all’impegno, ai costi dell’ambulatorio e del personale. Sono molti nel Bresciano i paesi dove manca il medico titolare, alcuni sostituiti per esempio dagli specializzanti, altri spariti perché ogni tre medici pensionati ne viene immesso uno. Il limite di pazienti era 1500, ora è 1800 ma ci sono alcune centinaia di stranieri non fissi che per questo non vengono conteggiati. In programma l’Ordine ha 4 incontri pratici per i nuovi medici e sta preparando un corso di formazione per medici di base.

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