Le luci e le ombre della didattica a distanza

di MA.BI.
La pedagogista Simona Ferrari analizza aspetti legati al Covid
La pedagogista Simona Ferrari analizza aspetti legati al Covid
La pedagogista Simona Ferrari analizza aspetti legati al Covid
La pedagogista Simona Ferrari analizza aspetti legati al Covid

La didattica online non è una semplice trasposizione di quella in classe, richiede preparazione e una riflessione specifica da parte delle scuole. Cosa che del resto è stata avvertita lo scorso anno dagli insegnanti ai quali sono stati dedicati webinar di ogni tipo. Non è però una questione solo tecnica, è di metodo. Ad avvertire è la pedagogista Simona Ferrari, docente associata di Didattica e coordinatrice del Cremit, Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia dell’ Università Cattolica di Milano. «Non è che la scuola va a casa dello studente con un tot orario da riempire, spostando i contenuti nel nuovo spazio-tempo tout court - spiega -. Il tempo in rete è diverso, richiede modalità diverse per l‘interazione. I docenti sono abituati a programmare ma nessuno ha mai chiesto loro finora un lesson plan, stavolta il lavoro di progettazione è più complesso. In presenza ci sono elementi che aiutano, che consentono di adattare e regolare la relazione. Saper agire sul digitale non è così scontato, ha sue caratteristiche, si possono correre rischi anche non evidenti». Con gli adulti l’utilizzo del web è affermato, ma può basarsi su forme di autoapprendimento che, soprattutto con i più piccoli, non esistono. Non sono ancora in grado, hanno bisogno di un ritorno immediato perché centrati sul presente e in alcuni casi può mancare la motivazione che spinge una persona a seguire corsi online, con obiettivi a medio o persino lungo termine. Inoltre manca, o è più difficile, il confronto con i compagni, essenziale a quell’età; la crescita non è costruzione individuale. Di questo si deve tenere conto con strategie innovative e appropriate, secondo la docente. «UN ESEMPIO: l’errore serve al processo, invece può diventare una valutazione negativa». C’è poi un’importante considerazione a cui, per Ferrari, non si dà abbastanza peso. «Lo schermo è mediatore, impatta, mentre la fisicità, in presa diretta, rende più facile decodificare i messaggi. Ha le sue regole come tutti gli strumenti. Con una mail io posso approfondire un contenuto, con una chat molto meno. E con il video “didattico“? Devo domandarmi questo sul versante disciplinare, mentre, in maniera trasversale, posso sfruttare l’occasione per educare al digitale. I ragazzi, si scopre, non sanno usare e sfruttare positivamente i device, non hanno imparato a pensare alle conseguenze». Insomma la dad può avere risvolti positivi ma studiati. Come ha avuto il merito di dare un’accelerata all’informatizzazione, può diventare momento di aggiornamento per docenti e studenti. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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