il caso

Marito violento a processo, le minacce alla moglie: «Ti uccido e getto via»

di Paolo Cittadini
Un marocchino di 38 anni è accusato di maltrattamenti e lesioni. La donna e il figlio sono in una struttura protetta dalla fine del 2020

Ai carabinieri e alle persone che la stanno seguendo all’interno della struttura protetta che la sta ospitando dalla fine del 2020 ha raccontato che il marito, un connazionale di 38 anni residente in Franciacorta, le impediva di uscire di casa tanto che non le avrebbe permesso nemmeno di acquistare abiti pesanti per l’inverno. «Non ti servono, non devi andare da nessuna parte», le avrebbe detto giustificando la sua decisione. La donna, una ragazza marocchina di 23 anni per oltre un anno, dall’estate del 2019 e fino al dicembre del 2020 avrebbe dovuto sottostare al volere del marito e della famiglia dell’uomo. Insulti, botte (anche quando la ragazza, arrivata in Italia dal Marocco poco più che maggiorenne) sarebbero stati frequenti nel corso della relazione dalla quale era nato un bambino ora ospite con la madre in una comunità.

Il racconto della giovane donna segregata 

«Potevo chiamare la mia famiglia solo una volta alla settimana - ha raccontato la ragazza - Dovevo usare il telefono di mio marito e fare una videochiamata mentre lui e il resto della famiglia (i genitori e due sorelle del marito) stavano lì ad ascoltare». Due anni fa la situazione sarebbe degenerata spingendo la ragazza a rivolgersi ai carabinieri.

«Se ti uccido non ti cerca nessuno, ti taglio a pezzi e ti butto nel lago»

Parole crudeli, terribili, quelle che il marito avrebbe urlato  un giorno di fine dicembre 2020 nel corso di una delle sue violente sfuriate. Poi l’avrebbe afferrata per il collo, sbattuta contro il muro facendole picchiare la testa contro il muro. «Devi morire adesso - le avrebbe detto il marito puntandole un coltello al volto- Anche se faccio vent’anni di prigione devi solo morire tu».

A quel punto la ragazza aveva denunciato la situazione trovando riparo in una struttura protetta. Il marito, qualche settimana dopo, era riuscito a scoprire l’indirizzo della comunità e a quel punto aveva contattato i familiari della moglie.

«So dove sta - avrebbe detto loro inviando anche una fotografia dell’esterno della comunità - Ora li ammazzo e ve li manderò in Marocco in una bara. Conosco persone in Marocco che possono uccidere anche voi».

Il marito nega le accuse: «La trattavo come una principessa»

L’uomo - alle spalle precedenti per resistenza, guida in stato di ebrezza e questioni di droga - era quindi stato arrestato finendo in carcere. «Non c’è nulla di vero nelle sue parole - ha invece sostenuto il 38enne a processo per maltrattamenti e lesioni aggravate (la prossima udienza è in calendario per il 30 maggio) - In casa era trattata come una principessa: poteva uscire liberamente e nessuno le ha mai messo le mani addosso. Ha solo dei problemi psicologici nati duranti la gravidanza».

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