L'INTERVISTA

Medici di base: la sfida è immunizzare i giovani

di Lisa Cesco
Un medico somministra l’antinfluenzale nel suo studio
Un medico somministra l’antinfluenzale nel suo studio
Un medico somministra l’antinfluenzale nel suo studio
Un medico somministra l’antinfluenzale nel suo studio

«La vera scommessa è riuscire a vaccinare tutti i giovani. Per vincerla il nostro apporto sarà fondamentale». Mentre si prepara l’avvio delle immunizzazioni anti Covid ai settantenni, Angelo Rossi, medico di famiglia a Leno e segretario Fimmg provinciale, guarda già oltre. Per avvicinarsi alla soglia dell’immunità di gregge sarà determinante la copertura vaccinale della fascia di età dai 18 ai 60 anni, quella meno toccata dalle conseguenze del Covid, ma che infettandosi contribuisce alla diffusione del virus. «È qui che devono entrare in gioco i medici di famiglia: quando si arriverà alla campagna di massa sarà strategica una capillarizzazione dell’offerta, facendo medicina di iniziativa». Con Ats Brescia è già siglato l’accordo per le somministrazioni del vaccino negli studi dei medici di medicina generale, che diventerà operativo con l’arrivo del siero Johnson & Johnson (previsto dopo la metà di aprile). Suona a prima vista come un paradosso, ma la prossimità dello studio medico servirà più per i giovani che per gli over 70. «Anche per gli anziani può essere un vantaggio, ma essendo già sensibilizzati sull’importanza del vaccino, gli hub rappresentano per loro un riferimento ottimale – spiega il medico -. In studio saremo chiamati a offrire qualcosa in più: è la cosiddetta medicina di opportunità o di iniziativa, che significa andare incontro ai pazienti, proponendo il vaccino in modo attivo, soprattutto a quella quota di riluttanti o confusi che sarà più frequente nelle fasce giovani». Rossi parla dal suo studio in una giornata fitta di appuntamenti: «Ho ricevuto una decina sono giovani, molti per il certificato della patente o altri adempimenti, ecco li avrei già vaccinati. Bisogna sfruttare modalità più estemporanee se vogliamo avere alte percentuali di adesione, ferma restando la registrazione e tracciabilità di ogni inoculazione, di cui si incarica il curante». I medici di famiglia restano i migliori influencer, persuasori tanto più indispensabili dopo i disorientamenti legati al siero AstraZeneca. «Anche il vaccino Johnson è simile perché condivide la piattaforma a vettore virale – osserva il segretario Fimmg -. In attesa della scheda tecnica ogni valutazione è prematura, ma è chiaro che il nostro compito sarà quello di spiegare alle persone i profili di sicurezza ed efficacia del vaccino, vincendo la paura con i fatti: la gente impara a fidarsi, soprattutto del proprio medico». Intanto prosegue l’impegno dei medici di famiglia come vaccinatori negli hub, programma cui ha aderito il 66% dei curanti. «Grazie a 430 medici di famiglia garantiamo 20 linee vaccinali: l’immunizzazione in studio si aggiungerà a quella negli hub – anticipa Rossi -, e consentirà di partecipare anche a quei colleghi che non lavorando in studi associati faticano a gestire le turnazioni per spostarsi nei centri vaccinali».•.

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