LA POSIZIONE

Medici e infermieri: «La vaccinazione è un imperativo»

di Marta Giansanti
Di Stefano: «Chi intende rifiutarla sarà ricollocato ad altre mansioni» Pace: «Bisogna chiudere questo doloroso capitolo della nostra storia»
Il Governo è al lavoro per rendere obbligatorio il vaccino tra i sanitari
Il Governo è al lavoro per rendere obbligatorio il vaccino tra i sanitari
Il Governo è al lavoro per rendere obbligatorio il vaccino tra i sanitari
Il Governo è al lavoro per rendere obbligatorio il vaccino tra i sanitari

La vaccinazione costituisce non solo una tutela individuale ma soprattutto un atto di grande valore etico, deontologico e sociale, motivo per cui il personale medico, gli operatori sanitari e quanti lavorano in contesti assistenziali e di cura hanno il dovere di aderire. Una presa di posizione condivisa dai massimi rappresentanti locali, Ottavio Di Stefano presidente dell’ordine dei medici e Stefania Pace presidente dell’Ordine professioni infermieristiche, alla luce di un probabile provvedimento governativo per rendere obbligatorio il vaccino anti-Covid tra i professionisti sanitari che lavorano a contatto con i pazienti, inclusi i medici di famiglia. «Generalmente non sono favorevole alle obbligatorietà ma nella situazione attuale, visto il grave andamento della pandemia, la vaccinazione deve essere un imperativo. Le istituzioni devono fare in modo che ciò avvenga per la totalità degli operatori della salute e la ricollocazione in altre mansioni per quanti intendono rifiutarla», commenta Di Stefano. Sul decreto legge sono al lavoro la presidenza del Consiglio dei ministri e i dicasteri della Sanità, della Giustizia e del Lavoro: la versione finale potrebbe approdare sul tavolo del Cdm già la prossima settimana. Tra le ipotesi, al vaglio del Governo, sanzioni graduali per i no-vax a stretto contatto con i malati: dal cambio di mansione (un’alternativa per evitare una pioggia di contenziosi) fino alla sospensione o al licenziamento. Attualmente l’adesione di medici e operatori della salute sul territorio bresciano è tra il 90 e il 95 per cento, un dato inferiore invece si presenta nelle residenze sanitarie assistenziali. Ma, sottolinea la presidente Pace esponendo il posizionamento dell’Opi Brescia e del coordinamento Opi Lombardia, «auspichiamo che venga approvata la norma che imponga l’adesione alla campagna». L’unico modo «per tutelare le persone più deboli e quanti non possono ricevere, per i più svariati motivi, il vaccino, per proteggere se stessi, le proprie famiglie, i pazienti e per garantire la piena operatività delle strutture sanitarie e sociosanitarie in cui operano. Perché - aggiunge - noi per primi abbiamo la responsabilità di fare in modo che sia realmente efficace per chiudere, finalmente, questo lungo e triste capitolo della nostra storia». L’obiettivo deve essere solo uno: immunizzare nel più breve tempo possibile il maggior numero di persone, unica strada percorribile per uscire dall’emergenza. Fondamentale è la consapevolezza nei cittadini del rapporto tra rischi e benefici. «Il principio su cui si basano i vaccini è quello di mettere in sicurezza il sistema immunitario, limitando ogni rischio di trasmissione, anche accidentale, della malattia», spiega Pace. Modesti - nel caso in cui insorgono - gli effetti collaterali, perlopiù dolori muscolari e alterazione della temperatura. Rarissimi gli eventi avversi. «Tutti i vaccini come tutte le pratiche mediche farmacologiche possono presentare alcuni effetti collaterali ma sono nulla rispetto ai vantaggi che possono dare. I vaccini contro il Covid attualmente in uso e quelli che verranno hanno alle spalle studi rigorosi per efficacia e sicurezza - tiene a specificare il presidente Di Stefano -. I rischi che si corrono sono infinitesimali rispetto a benefici inestimabili. Dobbiamo ricordare che i vaccini, dopo l’acqua potabile, rappresentano la più grande conquista della sanità pubblica. Hanno una storia lunga 200 anni, grazie a loro abbiamo sconfitto la poliomielite, il vaiolo e in questa situazione ne abbiamo riscoperto l’assoluta l’utilità». •.

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