«Medicina del territorio sia perno della riforma»

di Irene Panighetti
Dai medici bresciani    proposte e  critiche alla Riforma regionale della sanità
Dai medici bresciani proposte e critiche alla Riforma regionale della sanità
Dai medici bresciani    proposte e  critiche alla Riforma regionale della sanità
Dai medici bresciani proposte e critiche alla Riforma regionale della sanità

«La madre di tutte le storture, anche quelle drammatiche che si sono verificate in pandemia, è la mancata programmazione. Ecco perché ci siamo mossi in questa fase di costruzione della riforma della sanità lombarda, costituendo un tavolo di lavoro da cui è scaturito un nostro documento propositivo». Questa la riflessione di Giovanni Gozio, consigliere dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Brescia, fatta ieri nel corso di una conferenza stampa sulla riforma sanitaria regionale. «Di fronte ai cambiamenti importanti in atto, abbiamo voluto ripetere che per noi è centrale partire dai bisogni dei cittadini e soddisfarli attraverso la medicina territoriale, di prossimità, imperniata sulle case della comunità e della salute previste anche dal Piano nazionale di ripresa e resilienza», ha commentato il presidente dell’Ordine Ottavio Di Stefano. In previsione della riforma della sanità lombarda, delineata dalla delibera regionale dello scorso 31 maggio, i medici bresciani ribadiscono l’imprescindibile necessità di un «futuro sistema sanitario regionale che si sviluppi dalle esigenze concrete e dia voce alle istanze dei professionisti che lavorano sul territorio e negli ospedali - aggiunge Umberto Valentini, medico che insieme a Gozio ha elaborato il documento – la delibera della Regione è un contenitore che va riempito e ricalibrato sul punto nodale: l’assoluta centralità delle case della salute, mentre su questo la delibera ancora scivola superficialmente». Da Brescia arrivano quindi alla Regione critiche costruttive, corredate da proposte dettagliate e illustrate da Gozio, in quanto coordinatore del gruppo di lavoro: «L’obiettivo prioritario è assicurare che le persone siano meglio accompagnate, assistite e curate lungo la loro vita, partendo dalla prevenzione per arrivare alla salvaguardia della salute individuale e di comunità. Per concretizzare questi principi, tre aspetti risultano determinanti: l’investimento in salute nell’infanzia e nell’adolescenza; la continuità delle cure alle persone con malattie croniche al fine di prevenire le complicanze e le limitazioni dell’autonomia; la tutela della salute e del benessere degli anziani fragili, con l’assistenza ai non autosufficienti e il sostegno alle loro famiglie». Lavorare quindi sulle tre aree: pediatria «ignorata dalle linee di sviluppo regionali – continua Gozio – cronicità e fragilità, che spesso sono combinate». La struttura che l’Ordine ha in mente ha una regia centrale, unica e pubblica dei due poli: case della salute (quindi polo territoriale) e ospedali (polo centrale), ai quali tutte le figure professionali e le realtà pubbliche e del privato accreditato devono apportare il loro contributo. Ma nelle case della salute, o meglio, di comunità, devono essere attivi e coordinati con l’ambito sanitario tutti gli aspetti sociali. Il punto conclusivo del documento dell’Ordine chiede principalmente di «definire i bacini territoriali dei Distretti della provincia di Brescia sulla base della precedente articolazione in 12 distretti dell’ex Asl di Brescia, coincidente con gli attuali ambiti territoriali dei Piani di Zona, già chiaramente radicata e riconosciuta dalla popolazione, dagli amministratori e dagli operatori sanitari».•.

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