le motivazioni della sentenza

Morte di Francesca Manfredi: «Overdose fatale: ecco perché Paloschi non è responsabile»

di Mario Pari
La giovane era deceduta dopo un’iniezione di eroina. Le motivazioni della sentenza di assoluzione
Francesca Manfredi: aveva 24 anni
Francesca Manfredi: aveva 24 anni
Francesca Manfredi: aveva 24 anni
Francesca Manfredi: aveva 24 anni

Una morte dovuta all’iniezione di eroina. Ma non si tratta di omicidio preterintenzionale. La morte è quella di Francesca Manfredi e risale alla notte tra il 22 e il 23 agosto 2020. La sentenza che assolve, dall’accusa di omicidio preterintenzionale Michael Paloschi, il giovane che avrebbe iniettato l’eroina a Francesca è del 10 gennaio 2022. Nelle scorse ore sono state depositate le motivazioni della sentenza, raccolte in 62 pagine. Sono diverse le posizioni affrontate, con particolare riguardo allo spaccio. Ma parecchie pagine sono dedicate, appunto alla morte di Francesca e alle persone che, per l’accusa, ne risultavano coinvolte. Nelle motivazioni, in particolare è riportato che «emerge quella divergenza tra quanto voluto e quanto causato che esclude l’esistenza del dolo di lesioni». C’è poi il tema del consenso. Secondo il giudice «si può affermare che» Francesca «era consapevole e, dunque in grado di esprimere una volontà rilevante» e «il consenso espresso «da Francesca all’iniezione «e alle sue prevedibili conseguenze (temporaneo ottundimento dei sensi) esclude l’antigiuridicità delle lesioni causate da Paloschi impedendo la rilevanza penale del fatto contestato all’imputato». Viene quindi affrontata la questione della colpa con riferimento al decesso. In particolare, nella sentenza si fa riferimento alla quantità esigua della sostanza assunta, all’assenza di precedenti assunzioni della medesima sostanza nei giorni precedenti, alla qualità della sostanza assunta con le medesime modalità da Paloschi poco prima, alla reazione di Francesca all’assunzione delle precedenti sostanze. Secondo il giudice «i primi tre aspetti elencati convergono verso l’assenza di circostanze che potessero evidenziare la probabilità della verificazione di un evento come quello in seguito accaduto. In altre parole mancavano segnali di pericolo che avrebbero dovuto condurre Paloschi a evitare di praticare l’iniezione unica condotta che avrebbe evitato il decesso. A conferma di questa conclusione va nuovamente valorizzato il consenso di» Francesca: «la donna non voleva di certo correre il rischio di morire».

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È inoltre scritto che «è vero che nei giorni precedenti i due avevano fatto uso di molte sostanze e in un’occasione la donna aveva avuto un malessere, ma gli aspetti che rilevano sono i seguenti: la donna non aveva riportato visibili danni dalle precedenti assunzioni di altre sostanze. Si tratta di una circostanza che, ponendosi nell’ottica di Paloschi - che aveva anch’egli assunto sostanze nei giorni precedenti in pari misura - esclude la possibilità di percepire imminenti gravi pericoli di vita. Per tutte queste ragioni l’imputato va assolto perchè il fatto non costituisce reato». In casa quella notte con Francesca e Michael Paloschi c’era anche Francesca Rinaldi, assolta dall’accusa di omissione di soccorso. Questo, perchè, scrive il giudice: «non è possibile affermare con certezza che Rinaldi avesse compreso che Manfredi si trovava in pericolo di vita». Sempre per quanto concerne il decesso di Francesca c’è l’assoluzione di Sara Reboldi dall’accusa di «morte come conseguenza di altro delitto» per la cessione di ketamina. Per il giudice non è possibile affermare «che l’imputata sia stata consapevole che la cessione della sostanza indicata nell’imputazione sarebbe stata un fattore che avrebbe determinato la morte della persona offesa». •.

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