Museo dei
tappeti? Sì,
ma a Bergamo

di Eugenio Barboglio
Palazzo Terzi a Bergamo Alta ospiterà i tappeti «bresciani» per una mostra
Palazzo Terzi a Bergamo Alta ospiterà i tappeti «bresciani» per una mostra
Palazzo Terzi a Bergamo Alta ospiterà i tappeti «bresciani» per una mostra
Palazzo Terzi a Bergamo Alta ospiterà i tappeti «bresciani» per una mostra

La grande collezione di tappeti antichi e preziosi di Romain Zaleski si allontana da Brescia. Più che a rischio la prima opzione del finanziere franco-polacco: la Leonessa. Zaleski aveva lasciato alla Fondazione Tassara i 1325 tappeti pensando alla donazione come ad una tappa obbligata per dar vita ad un museo del tappeto a Brescia. Sarebbe stato uno dei più ricchi del mondo, dato che la collezione è tra le più importanti che ci siano. Ma nonostante i molti abboccamenti con l’amministrazione cittadina ad oggi non c’è ancora nulla di concreto. La concretezza pare invece offrirla la vicina Bergamo. La collezione ha già un piede al di là dell’Oglio. A settembre si terranno esposizioni temporanee in tre palazzi di Bergamo Alta. I pezzi più pregiati della collezione saranno visibili all’interno dei saloni dei palazzi Agliardi, Moroni e Terzi per alcuni mesi.


MA NON È lo sconfinamento temporaneo il problema vero. È la concreta possibilità che Bergamo dia una sede definitiva alla collezione. Quella di Bergamo non è ancora un’offerta che non si può rifiutare, ma la città di Gori è sicuramente più avanti di Brescia. Una sede non così grande e capiente da permettere di esporre tutti i 1325 tappeti, ma grazie ad un turnover sarebbe comunque garantita la visibilità dell’intera collezione. La sede individuata a Brescia e su cui si sta lavorando da anni è la Crociera San Luca. Uno spazio in pieno centro, potenzialmente ideale se non fosse che servono cospicui investimenti per ristrutturarla: tra i quattro e i cinque milioni è stato calcolato, ma dipende dal tipo di ristrutturazione. Lì ci sono i volumi per ospitare tutti i tappeti, e questa è una qualità che Bergamo non pare avere. Ed è Brescia, cioè il luogo che Zaleski e la Fondazione mettono al primo posto. Tuttavia a fronte di un dialogo con la Loggia che non si è mai interrotto, siamo pressochè al punto di partenza. La Giunta Del Bono ha oggi come priorità il castello, e tutti i quattrini che investirà nel patrimonio dopo la Pinacoteca finiranno sulla sommità del Cidneo. Alla Crociera c’è sempre stata l’idea di metterci opere d’arte contemporanee, è stata a diverse riprese la sede vagheggiata ma mai destinata davvero di una galleria d’arte contemporanea. Quest’ipotesi è rispuntata quando anche Fondazione Tassara ha puntato al complesso ex ospedaliero per esporre la propria collezione. Il progetto sulla Crociera nelle ultime versioni consisteva dunque in un mix arte contemporanea e tappeti. In ogni modo è al palo, e in questa impasse si è inserita Bergamo con, come si è detto, offerte concrete.


PERIODO e sedi delle mostre temporanee sono sicuri, mentre sarebbe da definire lo spazio per la permanente. Di proposte sul piatto la città orobica ne avrebbe messe almeno un paio. Ma sono interessate anche capitali straniere, in particolare dell’Est Europa. Quel che è certo è che Brescia dalla pole position è retrocessa, e con la collezione di tappeti si rischia la fine fatta con le collezioni Spada, Cavellini e Feroldi. Patrimoni volati via. La collezione Feroldi ad esempio: 90 opere d’arte che l’avvocato bresciano Pietro Feroldi raccolse a palazzo Pisa e nel suo studio di piazza della Vittoria e che, dopo averle inutilmente offerte al comune di Brescia, cedette al banchiere milanese Gianni Mattioli. O quella Cavellini, verso cui il Comune tra gli anni 60 e 70 dimostrò poco interesse: stoccata dietro una porta secondaria di Santa Giulia finchè «GAC» non se la riprese, per poi disperderla in una serie di vendite negli anni seguenti. C’erano opere di Klein, Warhol, Rauschenberg, Dubuffet, Vedova, Morlotti, Burri, Fontana.


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