Niardo e Braone, chiesti ristori per 120 milioni

Il costo dei danni lasciati in eredità dall’alluvione che ha devastato Niardo e Braone è dieci volte più alto delle stime. Per risanare le ferite dell’apocalisse della notte del 28 luglio serviranno più di 120 milioni di euro: 47.916.684 per il comparto pubblico e 72.645.000 per privati e attività produttive. Questa la cifra che il Pirellone ha chiesto al Governo per lo stato di calamità naturale per la provincia di Brescia. Il segmento più consistente dei 171 milioni di euro stimati per la Lombardia. Quell'ondata di acqua e fango che, a causa dell'esondazione del torrente Re, ha travolto strade, case e negozi, costringendo 250 persone ad abbandonare le proprie abitazioni, ha provocato dissesti, smottamenti e danni a case e attività produttive, lasciando dietro di sé distruzione e macerie. Ma la Valcamonica non si arrende. Gli allevatori «si sono rimessi in moto con uno spirito straordinario e con una grande forza e dignità – spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Fabio Rolfi, che ieri ha visitato alcune aziende agricole di Niardo e Braone -. Con l'aiuto di Vigili del fuoco e Protezione civile hanno ripulito stalle e strutture per la continuità aziendale, anche se gli effetti del maltempo si vedono ancora in maniera evidente. Le aziende agricole sono state particolarmente colpite proprio perchè si trovano lungo la linea del torrente Re». Sono stati distrutti impianti di mungitura e attrezzature, i trattori sono stati trascinati a valle. «La devastazione è qui da vedere, per questo confidiamo nel rapido riconoscimento dello stato di calamità naturale», afferma Rolfi. Ma i problemi non si fermano qui. «Altrettanto preoccupante e urgente è la bonifica dei campi, perchè le aziende zootecniche hanno bisogno dei pascoli. Adesso i terreni sono pieni di sassi e materiale da riporto, che deve essere asportato prima di portare terra sana per poter riseminare il prato in primavera. Ben sapendo che, per due o tre anni, quei prati non saranno produttivi, e bisognerà reperire erba e fieno altrove». Centoventi milioni possono sembrare tanti, «ma sono le prime stime compilate dalle Amministrazioni comunali – spiega Rolfi -, poi si andrà a verificare meglio il fabbisogno. Ma basta girare per Niardo per rendersi conto della violenza e della vastità dell'impatto dell'alluvione. E' davvero un miracolo che non ci siano state vittime». Oltre alla richiesta dello stato d'emergenza, la Regione ha messo a disposizione 5 milioni di euro per il ripristino delle condizioni di sicurezza, «che si aggiungono al milione e 200 mila euro già stanziati – sottolinea l'assessore alla Protezione civile Pietro Foroni -. Riteniamo che adesso il Governo debba fare la sua parte». L'intervento dell'esecutivo «deve avvenire in tempi rapidi – aggiunge il presidente della Regione, Attilio Fontana -, per offrire risposte concrete a cittadini e titolari delle imprese che hanno subìto danni a causa dei fenomeni calamitosi. Chi può tornare a lavorare, deve essere messo nella condizione di riprendere quanto prima la sua attività». Le aziende agricole sono sotto pressione anche per l'aumento dei costi di produzione e per la crisi idrica. «Abbiamo già chiesto per i prossimi anni l'istituzione di un fondo catastrofale nazionale che copra con le risorse della politica agricola i danni alle aziende, in maniera più diffusa ed efficace anche rispetto alle attuali condizioni assicurative», conclude Rolfi. In questi giorni si stanno raccogliendo le schede con i danni causati da pioggia e grandine. Nel frattempo, il Pirellone ha reso disponibile la misura gestionale del credito di funzionamento che azzera gli interessi per i prestiti bancari. •.

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