LA PANDEMIA

Ospedali bresciani: i ricoverati Covid più gravi sono non vaccinati

I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva negli ospedali bresciani sono per la maggior parte non vaccinati
I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva negli ospedali bresciani sono per la maggior parte non vaccinati
I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva negli ospedali bresciani sono per la maggior parte non vaccinati
I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva negli ospedali bresciani sono per la maggior parte non vaccinati

Conoscere il nemico per proteggersi e combatterlo è alla base di ogni battaglia. Dopo quasi due anni il virus non è più quello sconosciuto che ha terrorizzato il mondo intero, arrivando all’improvviso quando ancora non si contemplava nemmeno l’uso delle mascherine. Oggi lo si conosce meglio, certo, molto c’è ancora da scoprire, gli effetti da Long Covid li conosciamo solo a medio termine, una terapia farmacologica bisognerà trovarla, ma una certezza c’è: il vaccino è l’unica arma a disposizione, magari da perfezionare riguardo alla sua durata.

E le chiacchiere da bar lasciano il posto alla verità dei fatti e soprattutto a quella dei dati, tutti confermati dagli ospedali del territorio: i pazienti più gravi, affetti quasi sempre dall’ormai classica polmonite interstiziale ma non solo, che necessitano del respiratore, di essere intubati e che rischiano la vita, non sono vaccinati. Ecco degli esempi: all’ospedale di Chiari sono 5 i pazienti Covid in rianimazione, hanno tutti meno di 50 anni e nessuno di loro ha ricevuto il vaccino; in Asst del Garda la situazione è pressoché identica, i pazienti acuti sono 6 anche qui tutti senza vaccino; in Asst Valcamonica le postazioni intensive non sono occupate ma non mancano i pazienti gravi sotto stretta osservazione.

Gli Spedali Civili con 17 pazienti in terapia intensiva registrano invece tra questi alcuni casi di vaccinati, ma si tratta di pazienti particolarmente fragili e polipatologici. Tutti «No-vax» questi senza vaccino? Una maggioranza ma non tutti: tra loro anche alcune persone immunodepresse che sono rimaste scoperte loro malgrado. Premonitrice di questo scenario fu l’estate scorsa quando sempre il Civile come unico hub Covid di Brescia, Bergamo e Mantova ricoverava quasi esclusivamente pazienti non vaccinati, il sentore quindi già c’era allora ma adesso il quadro è tale da non lasciare scampo alle più svariate teorie negazioniste tutt’ora in circolazione.

Non quanto il virus, che nella sua nuova veste (la variante Omicron) si conferma essere più contagioso di prima ma meno aggressivo, soprattutto per chi è dotato dello scudo che ad oggi copre il 50,58 percento della popolazione bresciana con almeno la terza dose e l’82,85 con la seconda. Ad ulteriore conferma anche la percentuale dei pazienti ricoverati nei posti letto a bassa intensità, che al 70% sono persone non vaccinate o vaccinate con ciclo incompleto. «Il dato di positività resta alto, ciò significa che il virus è fortemente in circolazione ma l’indice di mortalità è calato e di questo dobbiamo ringraziare soltanto il vaccino - aveva già spiegato il direttore generale di Asst Spedali Civili Massimo Lombardo - Rispetto ad un anno fa la situazione è completamente diversa ma non da sottovalutare soprattutto per chi non è vaccinato e che risulta essere assolutamente vulnerabile esponendosi seriamente al pericolo di contrarre in forma seria la malattia che invece risparmia, salvo rare eccezioni, chi ha ricevuto l’intero ciclo vaccinale». E come se non bastassero i dati territoriali anche l’Istituto Superiore di Sanità ha confermato il quadro nel suo ultimo report:la percentuale di ricoveri nelle terapie intensive è del 31,3 ogni 100 mila per i non vaccinati, mentre il tasso scende a 0,8 ogni 100 mila per le persone che hanno ricevuto anche la dose booster. La possibilità di finire in rianimazione per chi non si vaccina è 39,1 volte maggiore rispetto a chi ha ricevuto la terza dose. In terapia intensiva ci finisce quindi chi non ha fatto il vaccino, questo è il dato certo che emerga dallo stato dell’arte delle terapie intensive e dei reparti Covid degli ospedali bresciani. •.

Suggerimenti