IL RAPPORTO

Morti per Covid, a Brescia un picco che mette i brividi
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di William Geroldi
L'Istat ha pubblicato le cifre dei lutti legati alla pandemia. E il 2022 si è chiuso ancora con un eccesso
Impressionante il report dell'Istat sulla mortalità negli anni della pandemia
Impressionante il report dell'Istat sulla mortalità negli anni della pandemia
Impressionante il report dell'Istat sulla mortalità negli anni della pandemia
Impressionante il report dell'Istat sulla mortalità negli anni della pandemia

L’impennata sul grafico in corrispondenza dei decessi del mese di marzo 2020 nel Bresciano è essere l’icona del Covid che tre anni fa ha spazzato via in poche settimane migliaia di vite 4.000 contro una media negli anni precedenti di mille, un eccesso di mortalità pari a 3mila persone.

È l’immagine scattata dall’Istituto nazionale di statistica, l’Istat, che ha appena pubblicato un esaustivo report interattivo che certifica le dimensione delle tragedia nel nostro territorio.

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Che siano tutte vittime causate dalla pandemia è affermazione sempre complessa e controversa, di difficile assegnazione se per questo si intendono le certezze sulle cause.  Quando però si passa al confronto del numero dei decessi 2020 con la media del quinquennio 2015-2019 preso a paragone, allora la violenza della malattia si manifesta in tutto il suo abbraccio mortale: 16.608 decessi nel 2020 contro 11.808 di media del quinquennio, pari ad un aumento del 40,7 per cento.

La punta massima registrata in marzo: 4.199

I grafici raccontano di questi giorni quando sulla provincia, come sui vicini bergamaschi, si è abbattuta con virulenza biblica il Covid. Le immagini degli ospedali brulicanti come formicai, al limite del collasso, rimasti in piedi davvero per la generosa abnegazione del personale medico e sanitario - perchè così è stato - hanno fatto il giro del mondo mentre nei paesi il suono delle campane a morto era una dolorosa consuetudine. Alla fine di quell’annus horribilis la conta dei decessi, come dicevamo, ha toccato 16.608, contro la media di 11.808, con la punta massima registrata in marzo con 4.199 contro 1.076, e in aprile altri 2.276 decessi, a fronte di una media di 934.

Nei mesi successivi la tempesta su Brescia ha placato la sua furia per accanirsi su altre province, come Milano, ad esempio, dove la pandemia si è risvegliata negli ultimi mesi del 2020. Nel 2021, con una coincidenza inquietante il virus è tornato a sferzare il Bresciano in marzo, anche se con esiti meno catastrofici, ma pur sempre dolorosi. Il saldo dei decessi si è assestato a 1.641 comunque abbondantemente sopra la media.

Alla fine del 2021 i morti saranno 13.358, in forte contrazione rispetto ai dodici mesi precedenti, il segnale che la pandemia aveva allentato la presa, ma non di certo sconfitta.

Ma il virus, per i più anziani, resta una minaccia

Il 2022 conferma il costante miglioramento della situazione con un ulteriore abbassamento dei lutti scesi a quota 12.935, in ogni caso ancora lontani dai valori pre-pandemici, a conferma che il virus resta una minaccia, in particolare per la fascia di popolazione più anziana. È la terza età infatti ad aver pagato il pegno maggiore alla malattia e per questo merita di essere sottoposta sempre ad attenzioni maggiori. Al riguardo il report dell’Istat scandaglia tutte le classi di età, confermando il triste primato conquistato insieme alla riduzione delle aspettative di vita di circa due anni in conseguenza dell’elevato numero di morti.

Una pandemia che fa riflettere, al di là dello sconvolgente aspetto sanitario, quando affiancata all’altro corno del dilemma dei nostri tempi: il costante calo delle nascite. Meno 5mila neonati negli ultimi 15 anni, quasi 7 settemila decessi in più negli ultimi tre anni rispetto alla media pre-pandemica, la guerra e la crisi energetica conseguita, insomma i motivi di preoccupazione sono più che giustificati.•. 

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