«Piscine e
palestre: aiuti
subito, e sostanziosi»

di PA.CI.
In palestra con la mascherina
In palestra con la mascherina
In palestra con la mascherina
In palestra con la mascherina

«Il Decreto firmato ieri da Conte è una mannaia che colpisce un settore già duramente provato dalle chiusure della scorsa primavera. Il rischio è che per molti ripartire sia difficile se non impossibile». Giorgio Lamberti, presidente della San Filippo Spa (che tra capoluogo e provincia gestisce una sessantina di impianti sportivi) e numero uno della Gam Team di Travagliato, all'orizzonte vede una situazione che si profila drammatica. «La chiusura di un mese è un colpo durissimo – osserva l'ex primatista del mondo–. Stiamo parlando di un movimento, quello delle piscine, che non è composto solo da chi gareggia a livello agonistico e che potrà continuare a farlo. La sospensione dei corsi per i bambini, di quelli per gli adulti, l'impossibilità per le scuole di portare i proprio ragazzi in vasca toglie l'ossigeno economico che permette ai gestori di garantire i servizi offerti. Nelle piscine e nelle palestre, non si sono mai verificati focolai, i controlli dei Nas dell'ultima settimana (centinaia in tutta Italia) non hanno riscontrato problemi, ma si è deciso di chiudere». IL GOVERNO ha deciso di chiudere le piscine (e le palestre) e per Lamberti è dall'Esecutivo che deve arrivare il salvagente per un settore che rischia davvero di affondare. «Gli aiuti devono essere decisi in fretta e devono essere “sostanziosi” - sottolinea Lamberti –. Era stato garantito un credito di imposta del 60 per cento per coprire le spese sostenute per le sanificazioni, non hanno raggiunto nemmeno il 10 per cento. Servono interventi massicci per salvare lo sport di base, quello che in Italia tra piscine e altri impianti raccoglie almeno 80mila realtà composte da persone che hanno famiglie». Il rischio è che, come più volte sostenuto, molti alla riapertura gettino la spugna. «Se i gestori si arrendessero perché non in grado di garantire l'equilibrio finanziario, gli impianti tornerebbero in mano agli enti pubblici che ne sono proprietari – osserva Lamberti –. I Comuni si troverebbero in mano un patrimonio immobiliare dal grande calore economico, ma che non sarebbero in grado di gestire autonomamente perché senza risorse». Domenica scorsa Conte aveva dato una settimana di tempo a piscine e palestre per mettersi in regola con le norme anticovid. Per molti si sarebbe trattato dell'anticamera alla chiusura che scatta oggi. «Come volevasi dimostrare – osserva Elena Quaini, personal trainer in un centro sportivo della città –. In questi mesi abbiamo fatto tutto ciò che ci veniva chiesto. Abbiamo speso denaro per garantire la sicurezza. I controlli hanno certificato la nostra serietà, ma non è servito. Se in primavera eravamo preoccupati oggi siamo furiosi per questa nuova mazzata». L'intenzione ora è quella di portare in piazza questo malcontento. «Come settore stiamo pensando a una manifestazione – anticipa la personal trainer – Un momento di protesta e sensibilizzazione sulla drammaticità del momento fatto però nel pieno rispetto delle norme anti contagio. Chiederemo a questura e prefettura tutte le autorizzazioni per poter scendere in piazza e fare sentire la voce di un comparto che dà lavoro a migliaia di persone». •

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