L'ALLARME

Povertà a Brescia, la Caritas: «Situazione drammatica. E c'è chi non chiede aiuto»

di Magda Biglia
Don Rinaldi: «Qualcuno, famiglie e imprese, sta stringendo i denti e anche la cinghia per resistere, ma molti non sono capaci di chiedere. Abbiamo paura dei prossimi mesi»
I numeri della Caritas disegnano una realtà che deve fare sempre in conti con la povertà
I numeri della Caritas disegnano una realtà che deve fare sempre in conti con la povertà
I numeri della Caritas disegnano una realtà che deve fare sempre in conti con la povertà
I numeri della Caritas disegnano una realtà che deve fare sempre in conti con la povertà

L’ultimo rapporto di Caritas diocesana, uscito in luglio, dava conto di un bisogno tra la popolazione bresciana leggermente in calo rispetto al terribile 2020 del lockdown ma ancora fatto di numeri alti. Alla mensa Menni 1.200 persone, 7 mila presenze al Rifugio per avere un tetto, più 20 accolte in housing, 811 sostegni economici per mangiare e curarsi, 44 mila pacchi distribuiti nelle parrocchie per 6300 famiglie seguite, 1.500 sos ai centri di ascolto, questi ultimi unici in forte crescita sui 978 del 2020. E negli anni sempre più italiani seguiti dalle numerosissime sigle di aiuto.

Solo a Brescia in 18 mila aiutati dal Banco Alimentare

Ma che cosa sta accadendo in questo scorcio di un 2022 che ha disciolto tutte le speranze di un dopo Covid per altro non ancora ben definito? Cosa accade se, come dice il Rapporto Coop 22, in Italia il 57 per cento degli inquilini ha problemi con l’affitto e il 26 per cento delle famiglie cerca di rimandare le bollette? Se il rapporto Oipe parla di 9 milioni di italiani a rischio di povertà energetica? Se sono 18 mila le persone nel nostro territorio aiutate da Banco alimentare?

Non solo Caritas, piccole e meno piccole associazioni si occupano della povertà. Cento nuclei sono assistiti in via Milano, altrettanti al Centro islamico, dieci papà separati sono ospitati nella parrocchia di San Gaetano, 500 ucraini fanno riferimento all’hub dell’ex Omb mentre alcune centinaia sono accolte da parenti e amici, 15 mila sono coloro che vivono di reddito di cittadinanza e 1700 quelli che vivono della pensione di cittadinanza.

Questo solo per citare pochi segmenti di una grande e variegata galassia che si sforza di non lasciare abbandonati uomini, donne e bambini che hanno necessità nella Brescia non più opulenta, seconda solo a Milano per numeri negativi, anche guardando alle richieste del Reddito. Oltre al volontariato esistono poi le istituzioni, soprattutto le più vicine, la Regione e i Comuni.

Il Comune di Brescia offre, direttamente o come tramite, sostegno al reddito, bonus per il disagio fisico, bonus straordinario per l’energia, voucher per anziani e disabili, assegno di maternità, contributi per l’affitto. Le fasce più basse hanno i nidi gratis, contributi per il diritto allo studio.

Preoccupano le situazioni sotto traccia, nascoste, che rischiano di esplodere

«Ma, secondo noi, e secondo altri del terzo settore bresciani e non, con cui ci siamo confrontati, la situazione è drammatica ma si sta facendo più complessa. Da un lato sono molti coloro che stavano in equilibrio su un filo e stanno cadendo, dall’altra i numeri di chi ci chiede aiuto non aumenta tanto quanto ci aspetteremmo- afferma don Maurizio Rinaldi, direttore di Caritas diocesana-. Siamo molto preoccupati per una povertà sotto traccia, nascosta. Qualcuno, famiglie e imprese, sta stringendo i denti e anche la cinghia per resistere, ma molti non sono capaci di chiedere.

Alla fine succede che si presentano unicamente quelli della prima soglia, “gli acuti, i gravi”, anche nelle parrocchie. Si cerca fino allo spasimo il mutuo appoggio, e si fa fatica a stendere la mano.

Siamo nella cultura dell’autosufficienza, aggravata anche dalle speranze in promesse dall’alto di difficile realizzazione. Tutto questo fa molta tristezza: ci sono in giro molte persone non solo povere ma sole, che non sanno nemmeno a chi rivolgersi. E la cosa sarà ancora più pesante andando avanti, perché con l’inverno tutto sarà più difficile e perché la lunga durata può sfiancare gli sforzi. Temiamo molto il 2023 e ci domandiamo come fare a intercettare la disperazione sommersa». •.

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