«Presidio permanente e soluzioni condivise»

di Marta Giansanti
I lavoratori della Timken restano in presidio permanente fino a quando non avranno risposte convincenti. La situazione presto potrebbe essere portata anche sui tavoli ministeriali
I lavoratori della Timken restano in presidio permanente fino a quando non avranno risposte convincenti. La situazione presto potrebbe essere portata anche sui tavoli ministeriali
I lavoratori della Timken restano in presidio permanente fino a quando non avranno risposte convincenti. La situazione presto potrebbe essere portata anche sui tavoli ministeriali
I lavoratori della Timken restano in presidio permanente fino a quando non avranno risposte convincenti. La situazione presto potrebbe essere portata anche sui tavoli ministeriali

«Continueremo il nostro presidio in assemblea permanente finché non si avvierà una trattativa seria e non verrà trovata una soluzione condivisa»: non arretrano di un millimetro gli oltre cento dipendenti della Timken di Villa Carcina a cui lunedì mattina è stata comunicata l’imminente chiusura dello stabilimento. Ieri in serata era previsto un incontro tra le parti sociali, le istituzioni locali e la proprietà: tutto annullato causa «indisponibilità aziendale». Slittato ad oggi ma senza il manager americano, «ambasciatore» del licenziamento di 106 risorse nonostante la totale assenza di crisi, già tornato Oltreoceano. Al suo posto sarà presente un responsabile della filiale valtrumplina: «Il direttore europeo del gruppo Andy Dillon ha letto il comunicato ed è volato via: ha dichiarato di essere qui per gestire la transizione e, a quanto, pare 12 ore sono state sufficienti», dice Antonio Ghirardi, segretario generale Fiom-Cgil Brescia. Mezza giornata per decretare e comunicare la fine dell’impianto, specializzato nella produzione di cuscinetti ingegnerizzati per l'automotive, aperto nel 1978 e acquisito dalla multinazionale 25 anni fa. Unica proposta: i 12 mesi di cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, immediatamente scartata dai rappresentanti dei lavoratori. «Accettare la cassa integrazione per cessata attività vuol dire condividere la chiusura - spiega il leader della Fiom provinciale -. La società ha a disposizione gli ammortizzatori ordinari con 30 mesi di contratto di solidarietà, chiediamo che li utilizzi». Una questione finita all'attenzione del Mise, con cui a breve è previsto un incontro. «Verrà presentata un'interrogazione urgente per l'apertura immediata di un tavolo di crisi al Ministero, come richiesto dai lavoratori e dal sindacato - fa sapere pure Paolo Pagani, segretario provinciale di articolo Uno Brescia in contatto con il capogruppo di LeU alla Camera, Federico Fornaro, e con il nuovo parlamentare lombardo di LeU e Articolo Uno, Devis Dori -. Il ministro competente deve intervenire perché ci sono tutte le condizioni per respingere il ricatto dell'azienda, inammissibile e inaccettabile». Presentata un’interrogazione anche in Commissione Europea, dai bresciani della Lega Stefania Zambelli e Danilo Oscar Lancini «per chiedere quali iniziative intenda mettere in campo per tutelare i lavoratori dai licenziamenti delle grandi multinazionali; domandare se ritiene che esistano i presupposti per l’attivazione del Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazione o di altri strumenti europei a sostegno dei lavoratori e per capire se il gruppo Timken abbia giovato negli ultimi anni di fondi europei per aprire centri di produzioni in Paesi con un costo del lavoro minore, favorendo di conseguenza la delocalizzazione della produzione». •.

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