SOLIDARIETÀ

Arti in stampa 3D, la tecnologia della speranza viaggia da Brescia all’Ucraina

di Irene Panighetti
L’idea targata Isinnova dell’ingegner Fracassi ha trovato piena realizzazione con la prima missione. A destinazione i supporti creati grazie alla stampa 3D e utili per chi ha perso un arto a causa della guerra «Un progetto che ha grande valenza medica e etica»
I supporti per chi ha perso un arto hanno una firma bresciana: sono in grado di aiutare gli amputati
I supporti per chi ha perso un arto hanno una firma bresciana: sono in grado di aiutare gli amputati
I supporti per chi ha perso un arto hanno una firma bresciana: sono in grado di aiutare gli amputati
I supporti per chi ha perso un arto hanno una firma bresciana: sono in grado di aiutare gli amputati

La solidarietà tecnologica di Brescia è arrivata in Ucraina, grazie ad Antonella Bertolotti di Intermed onlus e Anzhelika Shevchuk, farmacista di origini ucraine che lavora alla farmacia Caponati di corso Garibaldi ed è attiva nella raccolta di fondi e materiale sanitario dall’inizio della guerra. Le due dottoresse sono in questi giorni a Vinnycja per una missione di training per l’uso degli ausili per deambulare creati dall’azienda bresciana Isinnova di Cristian Fracassi, diventato Cavaliere della Repubblica anche grazie all'invenzione della valvola Charlotte che, durante il Covid, ha permesso di trasformare una maschera da snorkeling in respiratore.  Per rendersi utile in un’altra emergenza, quella della guerra in Ucraina appunto, l’ingegnere bresciano ha progettato degli ausili per camminare realizzabili da chiunque abbia una stampante 3D. In Ucraina sono molti i mutilati di guerra e mancano protesi o comunque costano molto, mentre gli strumenti ideati da Fracassi non solo sono di semplice realizzazione, bensì hanno prezzi abbordabili (circa 500 euro).

La consegna delle protesi in Ucraina

La missione di Bertolotti e Shevchuk è iniziata domenica 4 dicembre, quando sono partite in pullman da Folzano; arrivate a destinazione la mattina successiva, nel gelo, nella neve e sotto i bombardamenti, si sono messe subito all’opera per formare il personale: «Abbiamo consegnato due prototipi ad uno degli ospedali universitari di Vinnicja dove arrivano molti amputati, soprattutto persone che sono saltate sulle mine, e che è collegato all’università di medicina quindi c’è la possibilità per gli studenti di fare una sorta di praticantato – spiega Bertolotti raggiunta telefonicamente in loco da Bresciaoggi –. Resteremo fino a venerdì per insegnare a montarli e la prossima settimana spediremo i kit con tutti gli ausili realizzati da Fracassi».

Gli operatori ucraini verranno formati sull'utilizzo delle protesi
Gli operatori ucraini verranno formati sull'utilizzo delle protesi

Le due dottoresse sono arrivate sotto i razzi: «Appena giunte in città abbiamo sentito l’allarme risuonare perché erano stato lanciati circa 70 razzi sia qui sia a Odessa – ricordano – però ne sono stati intercettati 60, quindi i danni del bombardamento sono stati limitati e per fortuna perché qui la situazione è dura: fa freddo, la gente è senza acqua e con elettricità a fasi alterne della giornata. All’ospedale dove siamo c’è un generatore quindi possiamo lavorare abbastanza bene ma altrove è difficile».

I precedenti aiuti grazie all'ozono 

Il sostegno bresciano si rivela fondamentale perché le persone mutilate sono davvero tante, tra cui molti soldati ma anche civili; inoltre non è la prima volta che Bertolotti si presenta in Ucraina per fare formazione e portare aiuti: qualche tempo fa la stessa dottoressa, specializzata in ozonoterapia, molto utile per curare le ferite di guerra e le ustioni, ha portato le apparecchiature dell’ozono a Nemyriv e ha insegnato ad usarlo.

Anzhelika Shevchuk e Antonella Bertolotti con uno dei beneficiari
Anzhelika Shevchuk e Antonella Bertolotti con uno dei beneficiari

L’ozono può anche essere usato per curare i moncherini degli arti prima di installare gli ausili creati da Fracassi. Del resto Intermed da anni porta nel mondo questa pratica medica, e il progetto degli ausili per camminare è particolarmente apprezzato da lei perché «è un progetto esportabile e proprio questo ne conferma la grande valenza medica ma anche etica – spiega –; questi strumenti low cost e facili da realizzare si possono portare in Africa, in tutte le zone di guerra che, purtroppo, sono tantissime». Per sostenere il progetto è possibile fare una donazione a Iban IT56H0569611202000002030X8. Causale: Progetto Letizia.• 

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