«Qualcuno ha sbagliato ed è giusto che paghi»

di Marta Giansanti
Proteste dei ristoratori per la zona rossa «sbagliata»
Proteste dei ristoratori per la zona rossa «sbagliata»
Proteste dei ristoratori per la zona rossa «sbagliata»
Proteste dei ristoratori per la zona rossa «sbagliata»

«Il posizionamento della Lombardia in zona rossa si deve basare su dati reali a tutela della salute e dell’economia. Ma se così non fosse e se qualcuno sta sbagliando, dalla Regione o dal ministero, è giusto che paghi e che lo mandino a casa, perché in gioco c’è la vita di migliaia di imprese e di professionalità, in ballo c’è il futuro di un numero elevatissimo di lavoratori e delle loro famiglie. Non si possono prendere alla leggera situazioni così importanti, non possiamo morire noi per un loro errore». Non usa giri di parole Bortolo Agliardi, presidente dell’Associazione Artigiani di Brescia dopo il probabile «pasticcio» nella trasmissione dei dati (forse sbagliati) dalla Regione al Governo e l’ennesima bagarre tra le due parti. «Un rimpallo sconcertante di responsabilità che va avanti ormai da un anno e che, forse non mi stupisce - sostiene Eugenio Massetti, a capo di Confartigianato Brescia e Lombardia -. Ma qui non c’è solo la perdita di credibilità delle istituzioni agli occhi di cittadini e imprenditori, qui le conseguenze possono rivelarsi devastanti e fatali in termini economici, imprenditoriali, lavorativi». Un ingresso, a quanto pare, ingiustificato del territorio in zona rossa. Con la nuova trasmissione dei dati potrebbero cambiare le carte in tavola con il rientro della Regione in fascia arancione. Minori restrizioni all’orizzonte, quindi, sia per gli spostamenti che per il commercio. In caso di “avanzamento” di colore ci si potrà muovere liberamente all’interno del proprio Comune e i negozi di vendita al dettaglio verranno riaperti al pubblico. Verrà concesso il «ritorno in società» anche ai centri estetici, costretti ad abbassare le serrande durante la permanenza in area rossa, contrariamente a barbieri e parrucchieri. Aperture e chiusure a singhiozzo causa di «un aumento dell abusivismo della categoria, già in continua espansione», come denunciato da Eleonora Rigotti, presidente di Cna Brescia. Ancora off limits, invece, bar, ristoranti e esercizi pubblici. Le associazioni di categoria Fiepet-Confesercenti e Fipe-Confcommercio hanno ribadito i «15 punti per ripartire», sottoposti all’inizio della settimana al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e al Comitato tecnico scientifico. «PROPOSTE E MISURE da mettere in campo subito per potere tornare al lavoro e avere garanzie sul futuro», specifica Pier Giorgio Piccioli, a capo di Confesercenti della Lombardia orientale. Un documento che tocca ogni aspetto ritenuto indispensabile per il settore. «E’ un aggiornamento delle misure pensato per consentire la riapertura delle attività, considerando anche le caratteristiche strutturali dei locali e le tipologie di servizio reso - spiega Carlo Massoletti presidente Confcommercio Brescia -. L’obiettivo è quello di estendere il servizio serale nelle aree gialle, l’operatività almeno nelle ore diurne nelle aree arancioni e superare il divieto di asporto per i bar dopo le 18». Ad essere affrontato in maniera consistente anche il «nodo ristori», con «aiuti economici a fondo perduto e destinato a chi abbia registrato una perdita di almeno il 20% rispetto al 2019, a prescindere dai limiti di fatturato». Si chiedono poi misure vigorose sul fronte di affitti e tassazione, l’azzeramento dell’Iva e un’esenzione di Imu e Tari. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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