IL CRIMINOLOGO

«Questi omicidi più frequenti di quanto si vuole credere»

di Milena Moneta
Carlo Alberto Romano: «Predisposizione naturale, fattori ambientali e le tensioni: così nascono i delitti»
I carabinieri a Temù l’8 agosto dove venne ritrovato il cadavere di Laura
I carabinieri a Temù l’8 agosto dove venne ritrovato il cadavere di Laura
I carabinieri a Temù l’8 agosto dove venne ritrovato il cadavere di Laura
I carabinieri a Temù l’8 agosto dove venne ritrovato il cadavere di Laura

•• Un matricidio per motivi economici, per impadronirsi del patrimonio del genitore e gestirlo in autonomia: un’accusa pesantissima grava sulle figlie, ora in carcere con il fidanzato della maggiore, di Laura Zilani, scomparsa a Temù in primavera e ritrovata cadavere, prima sedata e poi uccisa. Un delitto volontario «aggravato da relazione di parentela e occultamento cadavere» che se confermato suscita orrore, anche per l’impassibile messa in scena pure a beneficio di telecamere, uno sbigottimento di come l’affetto per eccellenza, quello verso la mamma, possa snaturarsi al punto da suscitare violenza omicida. Non se ne stupisce invece Carlo Albero Romano, criminologo, docente universitario, presidente dell'associazione «Carcere e Territorio» di Brescia, che naturalmente non parla del caso in questione, ancora aperto: «L'omicidio in famiglia, se le ipotesi fossero confermate, è più frequente di quanto il nostro immaginario tenda ad ammettere - dice- . Quello che dovrebbe essere un luogo di serenità e di affetto, un gradevole rifugio, un baluardo di sicurezza può scatenare eventi delittuosi. Non è inconsueto come si vorrebbe credere. Da Pietro Maso in avanti, che trent’anni fa uccise i genitori sempre per ragioni economiche e sconvolse la società del tempo, ha trovato asilo una cronaca nera forse inaspettata». Ma quella economica può essere una motivazione sufficiente a indurre al delitto anche verso i genitori? «Qualsiasi reato non scaturisce mai dalla sola predisposizione naturale o dalle condizioni ambientali, ma dalla combinazione dei due elementi, alimentata da tensioni, magari da cattive suggestioni da parte di terzi, spesso anche dall’uso di sostanze stupefacenti come nel caso di Novi Ligure, escluse apparentemente dalla vicenda bresciana, che spingono ulteriormente a compiere efferatezze». In qualche modo è possibile intuire il manifestarsi di tali comportamenti e prevenirli? «Purtroppo no, la cronaca criminologica ci dice che accade senza preavviso, mescolando motivazione e interazione dentro la famiglia, luogo deputato alla tranquilla sicurezza, a gestire le problematiche più che a suscitarle. Non ci sono chiari segnali da cogliere, se non rilevare qualche elemento di personalità anomala che esprime valori che non combaciano con quanto la normalità statistica prevede». Si sono già registrati casi di alleanze all’interno della stessa famiglia per colpire un genitore? «Alleanze diaboliche, anche se rare, si sono appurate talvolta anche in passato, suscitando sempre uno scalpore in più». Lei, che si occupa del percorso che accompagna le persone già condannate, ne ha colto mai successivi sensi di colpa? «Non saprei riferire le emozioni intime delle persone, certo si coglie la sofferenza di chi si rende conto di essere riuscito a concepire una azione esecrabile, che del resto è un archetipo culturale, basta leggere le prime pagine della Bibbia». •.

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