Sebbene sul territorio bresciano non ci sia (almeno non ancora) una conclamata crisi per quello che riguarda i numeri dei medici di famiglia, la situazione in provincia non è rosea e non si limita a questa specialità bensì è legata ad una «generale carenza di risorse umane di tutto il servizio sanitario nazionale, che deriva da venti anni di definanziamento del sistema e di tagli complessivi al servizio». Questa è la valutazione del presidente provinciale dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri Ottavio di Stefano: «Si tratta di un problema serio - dice il presidente - anche se è vero che per quello che riguarda la nostra provincia non si tratta di numeri drammatici perchè si è riusciti in qualche modo a fare fronte a queste situazioni». La riflessione più profonda che propone il presidente verte poi su uno specifico interrogativo: «Occorre chiedersi se la medicina generale sia ancora una medicina attrattiva per i medici che si laureano. Perché ci sono criticità ormai croniche: l’impatto della burocrazia sul lavoro quotidiano di un medico di famiglia, che incide almeno del 50 per cento. A questo si aggiunga la carenza del personale infermieristico, personale oggi molto difficile da reperire, la mancanza di personale di studio specializzato in informatica, oltre che di amministrativi; ci vorrebbe un sistema di informatizzazione omogeneo su tutto il territorio nazionale». «Sono tutti fattori, questi, che concorrono a rendere difficile la condizione lavorativa di un medico di medicina generale. Dobbiamo rendere questa professione medica nuovamente attrattiva - è l’augurio e l’invito di Di Stefano - : è indispensabile rivedere la programmazione, aumentare ancora le borse di studio, rivedere la remunerazione attuale che, se confrontata con la media europea, vede una situazione che a livello regionale vede un gap in negativo del 50% in meno. Ci vorrà tempo, questo è sicuro, e i risultati non arriveranno subito, ma è indispensabile cambiare prospettiva rispetto all’oggi».•. I.Pan. © RIPRODUZIONE RISERVATA