Rimborsi, chieste
condanne per
7 bresciani

di Mario Pari
L’aula del consiglio regionale della Lombardia
L’aula del consiglio regionale della Lombardia
L’aula del consiglio regionale della Lombardia
L’aula del consiglio regionale della Lombardia

Gli imputati sono 57 e per tutti, tranne uno, è stata chiesta la condanna. Pene diverse, quelle chieste dal pm Paolo Filippini al processo per i presunti rimborsi gonfiati, percepiti dai consiglieri o ex consiglieri regionali e anche da ex assessori, che si sta celebrando a Milano.

Sono sette i consiglieri o ex consiglieri bresciani per cui è stata chiesta la condanna oltre a Renzo Bossi che venne eletto in provincia di Brescia.

L’unico imputato per cui è stata chiesta l’assoluzione è l’ex assessore Massimo Ponzoni.

IN QUANTO AI SETTE bresciani coinvolti, il pm ha chiesto tre anni per Gianmarco Quadrini dell’Udc e altrettanti per Pierluigi Toscani della Lega, due anni e due mesi per Monica Rizzi e Alessandro Marelli della Lega e per Margherita Peroni di Forza Italia. Chiesti poi un anno e dieci mesi per Vanni Ligasacchi (Forza Italia) e due anni e dieci mesi per Enio Moretti (Lega). La pena chiesta per Renzo Bossi, che venne eletto in provincia di Brescia, è di due anni e dieci mesi.

IL PM PAOLO FILIPPINI ha spiegato che le attenuanti generiche vanno concesse alla maggior parte degli imputati anche in ragione della restituzione, «più o meno volontaria» o per via del procedimento aperto dalla Corte dei Conti, del denaro di cui, tramite i «rimborsi illeciti», si sarebbero appropriati.

Ma il magistrato ha anche detto che: «L’attività istituzionale non si fa al ristorante ma nelle sedi istituzionali». Lo ha affermato, tra l’altro, in aula il pm Filippini, nella sua requisitoria al processo a carico dei 57 tra consiglieri ed ex consiglieri della Regione Lombardia accusati a vario titolo di peculato e di truffa.

Il pm, che ha parlato di «incoerenza delle spese» e della mancanza di qualsiasi giustificativo adeguato alle norme della pubblica amministrazione, ha sottolineato come gli incontri di sera, una delle voci di spesa frequenti, «non sono istituzionali». Inoltre ha aggiunto, che i «banchetti» serali con più persone «sono tutte esigenze di partito» e non istituzionali.

NEL RITENERE «ingiustificati» questi e altri rimborsi, il pm ha sottolineato che ciascun consigliere oltre ad aver percepito 8.500 euro al mese per «le funzioni», aveva in busta paga un’indennità di 6.000 euro tra diaria e spese di missione «omnicomprensive».

Sono state chieste, in totale, condanne per 145 anni di carcere.

L’AVVOCATO Raffaella Sonzogni, legale di Monica Rizzi ha commentato la richiesta spiegando: «Siamo tranquille, serene e fiduciose nella magistratura. Gli importi contestati a Rizzi sono molto limitati e sono stati giustificati spesa per spesa, tutto è stato giustificato pienamente».

Si ritorna in aula il prossimo 19 aprile quando parlerà l’avvocato della Regione parte civile e poi cominceranno a prendere la parola gli avvocati difensori. Sono poi state fissate altre udienze.

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