LOGGIA 2023

Rolfi-Bordonali la candidatura è un affare leghista

di Mauro Zappa
L’onorevole Simona Bordonali e l’assessore regionale Fabio Rolfi: tra loro si gioca la sfida del centrodestra alla Loggia nel 2023.
L’onorevole Simona Bordonali e l’assessore regionale Fabio Rolfi: tra loro si gioca la sfida del centrodestra alla Loggia nel 2023.
L’onorevole Simona Bordonali e l’assessore regionale Fabio Rolfi: tra loro si gioca la sfida del centrodestra alla Loggia nel 2023.
L’onorevole Simona Bordonali e l’assessore regionale Fabio Rolfi: tra loro si gioca la sfida del centrodestra alla Loggia nel 2023.

Entro l’inizio dell’estate. Nel centrodestra che si prepara alla contesa per riconquistare Palazzo Loggia si garantisce che il nome del candidato alla successione di Emilio Del Bono la coalizione lo ufficializzerà con largo anticipo rispetto alla scadenza elettorale della primavera 2023. Memori di precedenti esperienze negative, locali e non, caratterizzate da decisioni prese troppo a ridosso dell’appuntamento con le urne, i dirigenti bresciani di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sono consapevoli che la sfida vada affrontata ben attrezzati, e la tempistica, che in politica è tutto o quasi, costituisce un fattore determinante. Stabilito che «un esponente della società civile disposto a scendere in campo sotto le nostre insegne non c’è e non ci sarà», la rosa di nomi è ad oggi ristretta a due. Entrambi dello stesso partito, uno nettamente favorito sull’altra.

Sono i leghisti Fabio Rolfi e Simona Bordonali. Il primo, già vice di Adriano Paroli durante i cinque anni della sua sindacatura, poi consigliere regionale e attuale assessore della giunta Fontana, viene indicato come «motivato e convinto». L’altra, presidente dell’aula consiliare di Palazzo Loggia dal 2008 al 2013, in seguito assessore lombardo con Roberto Maroni e oggi parlamentare a Montecitorio (nonché consigliera comunale in città), pare per il Carroccio essere la seconda opzione, da non escludere nel caso la prima, per una serie di ragioni, non dovesse concretizzarsi. Una delle pregiudiziali che Rolfi si dice ponga consiste nell’assicurarsi in caso di flop alle urne un’alternativa, che potrebbe configurarsi nella forma di un assessorato esterno in Regione Lombardia. Un paracadute, nell’eventualità di una sconfitta ai seggi, è da considerarsi utile, se non indispensabile, anche per Bordonali. Altri possibili candidati nel centrodestra al momento non se ne intravedono, perché la scelta questa volta spetterebbe alla Lega, cinque anni fa impegnata a sostenere la forzista Paola Vilardi e oggi «autorizzata» a rappresentare l’intera alleanza. Vero è, però, che la risoluzione finale non potrà che passare dai tavoli regionali e nazionali, ed eventuali accordi di ampio respiro comprendenti partite da disputare su altri campi sancirebbero sorprese per quanto riguarda Brescia, e dare magari il via libera ad un candidato di Fratelli d’Italia. Nell’eventualità andrebbe sondata la disponibilità di Gianpaolo Natali e di Giangiacomo Calovini, entrambi consiglieri in Loggia. Il primo, eletto in quota Lega e poi approdato nelle fila di FdI, non nasconde l’ambizione di conquistare un seggio a Palazzo Lombardia o in Parlamento.

L’altro guarda alla Camera, forte dei sondaggi che danno il suo partito stabile su percentuali di consenso più che confortanti. Se Giorgia Meloni imponesse loro di schierarsi ai blocchi di partenza un loro diniego è impensabile: in Fratelli d’Italia vige una rigida disciplina di partito e gli ordini del capo partito vanno rispettati. Qualcuno in Forza Italia invoca invece una decisione «presa dal basso» attraverso meccanismi di coinvolgimento di militanti e simpatizzanti. Non «primarie» vere e proprie, ma qualcosa di similare. Tutti concordano nell’esigenza di proporre ai bresciani un programma di governo credibile e davvero alternativo al centrosinistra, capace di sottrarre agli avversari parte di quell’elettorato per nutrire speranze di vittoria.•.

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