Sul lago di Garda tre colori e mille domande

di Luciano Scarpetta
Limone in rosso al confine con la trentina Riva del Garda, in zona gialla
Limone in rosso al confine con la trentina Riva del Garda, in zona gialla
Limone in rosso al confine con la trentina Riva del Garda, in zona gialla
Limone in rosso al confine con la trentina Riva del Garda, in zona gialla

Dal giallorosso autunnale (Lombardia rossa, Veneto e Trentino gialle) al tricolore invernale con Lombardia sempre rossa, Veneto arancione e Trentino giallo. Tre sfumature di delirio verrebbe da aggiungere per il bacino del lago di Garda suddiviso in tre Regioni. Qui da oggi la vita quotidiana dei residenti delle tre sponde deve rimodularsi alle disposizioni dell’ennesimo Dpcm, accentuando contraddizioni soprattutto in alto Garda, sulla riviera tra Lombardia e Trentino. In una manciata di chilometri c’è infatti chi deve vivere praticamente blindato tra le mura domestiche con il divieto di spostamento tra Comuni, negozi, bar e ristoranti chiusi e dad al 100%, mentre sorpassato il confine regionale, giusto per dire tra il bresciano Comune di Limone e la trentina Riva del Garda, la vita quotidiana è decisamente più «rilassata» con spostamenti permessi tra i Comuni, negozi e musei aperti, bar e ristoranti aperti fino alle 18 e dad al 50% per le scuole superiori. Se abiti a Limone e in 5 minuti prima sconfinavi in Trentino andando a fare la spesa nei supermercati di Riva del Garda, adesso l’opzione più vicina è quella bresciana dei tre supermercati sul promontorio di Toscolano Maderno distanti 27 chilometri (e mezz’ora di auto se va bene) dal paese. «INCREDIBILE – è lo sfogo del vice sindaco e albergatore di Limone Franceschino Risatti -: per noi che da sempre ci appoggiamo a Riva per tutte le incombenze quotidiane, adesso e speriamo solo fino al 15 febbraio, è un disastro. Geograficamente il lago è diviso in tre Regioni, ma di fatto ormai da tempo, è una realtà unica a tutti gli effetti. Come si fa ad andare avanti così? Questo tira e molla alla lunga da queste parti non fa altro che danni. Quei pochi giorni di aperture alla vigilia di Natale hanno provocato nuovi disagi. Secondo me sarebbe meglio tornare a un lockdown generalizzato di un mese. Nelle mie strutture lavorano 82 dipendenti ma come si fa a parlare di prospettive per la nuova stagione turistica qui sul lago in situazioni del genere?». Detto della terraferma, anche sull’acqua non va certo meglio. «È un casino» ammettono senza mezzi termini dall’Unione pescatori bresciani. In questo caso non c’è solo la Gardesana da controllare per gli spostamenti ma i tanti invisibili confini lacustri. «In occasione del precedente Dpcm era prevista una deroga regionale con possibilità di spostamento dei pescatori, ma adesso dopo quanto accaduto al laghetto di Poncarale (una cinquantina di pescatori non residenti fermati dalla Polizia Locale) cosa facciamo? Se inoltre la pesca è definita a tutti gli effetti una pratica “sportiva”, possiamo esercitare anche noi come i runner la nostra passione entro i limiti del nostro Comune? E possiamo stare in due su una barca lunga 5 metri rispettando quindi i limiti del distanziamento?». Domande che attendono risposte. •

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