Tamponi, chi paga? Sindacati e imprese restano ancora divisi

di Marta Giansanti
A pochi giorni  dall’entrata in vigore dell’obbligo di tampone per i lavoratori non vaccinati le posizioni restano lontaneDalla sede  della Confindustria bresciana confermano: «Aziende pronte»
A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di tampone per i lavoratori non vaccinati le posizioni restano lontaneDalla sede della Confindustria bresciana confermano: «Aziende pronte»
A pochi giorni  dall’entrata in vigore dell’obbligo di tampone per i lavoratori non vaccinati le posizioni restano lontaneDalla sede  della Confindustria bresciana confermano: «Aziende pronte»
A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di tampone per i lavoratori non vaccinati le posizioni restano lontaneDalla sede della Confindustria bresciana confermano: «Aziende pronte»

Fatica a sciogliersi il «nodo tamponi»: a poche ore dall'entrata in vigore il 15 ottobre dell'obbligatorietà del Green pass nel mondo del lavoro, sia pubblico che privato, sindacati e industriali bresciani restano fermi sulle proprie posizioni. Assodata, da entrambe le parti, «l'importanza di garantire la sicurezza sul posto di lavoro», la questione del contendere rimane una: la gratuità o meno dei test rapidi antigenici per chi non è vaccinato. «I costi devono essere sostenuti dall'azienda - conferma Francesco Bertoli, segretario generale della Cgil di Brescia -. Appoggiamo in pieno le dichiarazioni del nostro leader nazionale Maurizio Landini: le risorse per lavorare non devono pagare. Il provvedimento migliore per garantire il diritto alla salute della collettività è rendere obbligatorio il vaccino a tutti i cittadini». A ribadirlo anche Mario Bailo, leader provinciale della Uil. (...)

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