CORONAVIRUS

Terza ondata Covid, pediatri nel caos: «Mancano linee guida chiare»

Tracciamento saltato, confusione sui tamponi, enormi difficoltà per le prenotazioni E tra gli adolescenti si è registrato anche qualche caso con sintomi più gravi
La nuova esplosione di contagi ha creato una situazione poco facile pure per i pediatri costretti a districarsi tra le nuove norme e le famiglie che chiedono risposte
La nuova esplosione di contagi ha creato una situazione poco facile pure per i pediatri costretti a districarsi tra le nuove norme e le famiglie che chiedono risposte
La nuova esplosione di contagi ha creato una situazione poco facile pure per i pediatri costretti a districarsi tra le nuove norme e le famiglie che chiedono risposte
La nuova esplosione di contagi ha creato una situazione poco facile pure per i pediatri costretti a districarsi tra le nuove norme e le famiglie che chiedono risposte

Seconda o terza che sia, questa volta l’ondata Covid-19 sta toccando anche i bambini: quasi totalmente ignorati un anno fa, da quando invece la variante inglese è atterrata anche su suolo bresciano, ora i più piccoli sono contagiati da Sars-Cov-2 in modo quantitativamente più rilevante. Lo conferma la pediatra Analia Carmen Perini, presidente del Collegio revisori all’Ordine dei Medici di Brescia: «Sicuramente nelle ultime settimane anche i bambini sono numericamente più colpiti dalla malattia Covid-19 rispetto all’inizio della pandemia – spiega la dottoressa - anche se la sintomatologia, soprattutto fra i più piccoli, è piuttosto lieve. Naso chiuso, febbricola e dissenteria sono i sintomi più diffusi. Sono rari finora i casi in cui è stato necessario il ricovero in ospedale. Qualche caso in più con sintomatologia importante, invece, l’abbiamo registrato fra gli adolescenti».

E se da un lato la chiusura delle scuole può agevolare il contenimento del contagio, dall’altro per i pediatri non c’è meno lavoro da fare. Anzi. Le direttive arrivate da Ats Brescia ai pediatri e ai dirigenti scolastici poco prima della chiusura «hanno creato un pasticcio dietro l’altro» spiega Emanuela Bresciani, pediatra a Montichiari. «Nell’ultima circolare di Ats è scritto che nel caso in cui la presenza della variante fosse confermata fra i casi positivi scolastici, tutti i contatti devono effettuare il tampone molecolare prima del rientro in comunità. Ma oggi il sequenziamento dei tamponi molecolari non avviene in automatico, anzi non viene fatto quasi mai, quindi come si può stabilire se quello è un caso di positività da variante?» si chiede la dottoressa. La quale aggiunge: «Per tutti i contatti di caso positivo di cui non sia stata accertata la presenza di variante, quindi la stragrande maggioranza, il tampone al quattordicesimo giorno di quarantena non è obbligatorio ma fortemente raccomandato. Raccomandazione che, per noi medici, non vale nulla. O è obbligatorio o non lo è. Perché se i bambini rientrano in classe e solo una parte ha fatto il tampone di controllo e gli altri no perché non è obbligatorio, siamo punto e a capo».

Queste problematiche si presenteranno al momento della riapertura delle scuole, ma a quel punto se ne aggiungerà un’altra: «Oggi Ats stabilisce che per il rientro a scuola sia necessario il tampone negativo o l’attestato di avvenuta guarigione, non è quindi obbligatorio per una famiglia passare dal proprio pediatra per l’attestato se è già in possesso di tampone negativo. Se dopo il tampone negativo dovessero insorgere dei sintomi, il pediatra potrebbe non esserne informato. Ma anche per chi richiede l’attestato potrebbero scaturire dei problemi - spiega la dottoressa Bresciani -. Se io firmo un attestato di rientro oggi a seguito di un tampone negativo, non sono responsabile di ciò che accade al bambino subito dopo. Ma se le scuole riapriranno fra una o due settimane, che valore avrà quell’attestato?».

Un problema che, presto o tardi, arriverà sulle scrivanie dei dirigenti scolastici ma per risolvere il quale, al momento, non ci sono linee guida. Problemi che si aggiungono al disastro, di nuovo, del sistema del tracciamento da parte di Ats. Entrambe le pediatre confermano che le famiglie segnalate con tampone positivo non stanno più ricevendo nessuna chiamata da parte dell’Agenzia. Non solo: sta diventando sempre più complicato anche per i medici prenotare il tampone di controllo al quattordicesimo giorno di quarantena. «Passiamo ore al computer tutti i giorni per trovare un appuntamento. Molti, a quel punto, scelgono di prenotarselo privatamente e di pagarlo pur di avere il risultato quanto prima, non lo trovo affatto giusto» testimonia la dottoressa Bresciani. E non si parli di tamponi rapidi: «Noi abbiamo deciso di non eseguirli più, non ci si può fidare dell’esito negativo», ha aggiunto la dottoressa Perini.•.

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