Terziario, c’è fiducia ma pesa l’incognita del nuovo Green pass

di Manuel Venturi
Il green pass servirà anche per entrare al ristorante, in palestra, partecipare ad eventi: tutto dal 6 agosto
Il green pass servirà anche per entrare al ristorante, in palestra, partecipare ad eventi: tutto dal 6 agosto
Il green pass servirà anche per entrare al ristorante, in palestra, partecipare ad eventi: tutto dal 6 agosto
Il green pass servirà anche per entrare al ristorante, in palestra, partecipare ad eventi: tutto dal 6 agosto

Cresce la fiducia delle imprese del settore terziario bresciano, ma i livelli pre-Covid rimangono ancora un lontano ricordo. E il Green pass, con la sua applicazione riservata in un primo momento solo alle attività principali del settore (come bar e ristoranti) preoccupa per la ripresa. La crisi causata dalla pandemia morde ancora le caviglie delle imprese del terziario bresciano: a dimostrarlo è «L’indagine sull’andamento economico delle imprese bresciane del commercio, del turismo e dei servizi. Analisi al 15 luglio - Le difficoltà per la ripartenza economica e per il mercato occupazionale», in seno all’Osservatorio congiunturale della provincia realizzato da Format research per Confcommercio Brescia, che ha preso in esame alcuni parametri relativi al primo semestre 2021, confrontandoli con i trimestri del 2020. In merito alla fiducia degli imprenditori bresciani, gli indici sono in leggero miglioramento rispetto a sei mesi fa, ma restano inferiori rispetto alla media nazionale per quanto riguarda la fiducia nell’economia italiana, nell’andamento della propria impresa, nel miglioramento dei ricavi e nella capacità di far fronte al fabbisogno finanziario della propria attività. E c’è lo «spettro» del Green pass: «I nostri associati stanno accogliendo la novità con un certo disagio, perché si prospetta un appesantimento burocratico e questo è un fastidio significativo in un momento in cui si cerca di recuperare il tempo perduto – ha notato il leader Confcommercio Brescia, Carlo Massoletti -. Troviamo asimmetrico questo strumento, con settori chiave come quello dei trasporti che per ora non vengono considerati: si è partiti ancora una volta dalle stesse imprese che sono già state penalizzate nei mesi scorsi e questo sconcerta i nostri associati». Come ha mostrato Pierluigi Ascani, presidente del Cda di Format, il clima di fiducia delle imprese bresciane nel primo semestre del 2021 mostra un miglioramento (anche se con un «peso» diverso in base alle categorie): l’indicatore sale da 14, registrato a dicembre 2020, a 27 di fine giugno: ma il dato provinciale è inferiore rispetto alla media italiana (che si attesta a 33) e anche le previsioni per dicembre 2021 mostrano un’ulteriore crescita a Brescia (31, contro i 35 italiani). «Ma la curva di crescita inizia dalla soglia 50, la ripresa è ancora lontana», ha sottolineato Ascani. Sull’andamento della propria impresa, i dati sono leggermente più positivi (l’indice delle imprese del terziario bresciano è 36 a giugno 2021, contro i 18 di dicembre 2020), ma sempre inferiori alla media nazionale e slo stesso vale per le previsioni per un miglioramento dei ricavi nel secondo semestre dell’anno in corso: l’indice di giugno 2021 è 40 (era 23 a fine 2020), mentre in Italia è 47. Discorso inverso per l’andamento dell’occupazione: l’indice di giugno 2021 è in linea con quello di dicembre (36 contro 33), ma superiore al 29 nazionale: «Permangono invece difficoltà nel campo della liquidità, cala la capacità di far fronte al fabbisogno economico», ha evidenziato Ascani. Per quanto riguarda la ricerca di nuovo personale, il 35,3% delle imprese di Brescia con oltre un addetto ha avviato nel corso degli ultimi tre mesi azioni per la ricerca di nuovo personale: tra queste, il 63,2% ha bisogno di un numero di lavoratori compreso tra una risorsa e cinque (il 46,8% con un contratto a tempo determinato, il 24,9% indeterminato). Ma restano difficoltà nel reclutare le risorse umane cercate: oltre il 62% delle imprese ha dichiarato che la difficoltà di reperire le risorse hanno impattato molto o abbastanza sulla competitività aziendale. Per il 61,6%, il problema è stato la scarsità di personale con le competenze cercate, per il 38,5% orari ritenuti pesanti 15,6% mansioni poco attrattive, 12,1% retribuzioni ritenute insufficienti. «Il livello di competitività si è alzato e questo determina la necessità di avere più competenze specifiche – ha sottolineato Massoletti -. Questo ci metterà in condizioni di rivedere i nostri modelli formativi come associazione, elemento sul quale stiamo già lavorando». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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